La misura dell’uomo (Marco Malvaldi)

Buongiorno a tutti. Oggi voglio parlarvi dell’ultimo libro che ho finito di leggere ieri pomeriggio. Anche questa volta ho variato i miei soliti generi e anche questa volta l’ho fatto per puro caso. Sempre con il Club degli Editori (ormai l’avrete capito che sono pigra e che non vado molto in giro per le librerie altrimenti rischierei di portarmi a casa troppi libri) ho acquistato le due proposte raccomandate o meglio non ho rifiutato la consegna tramite mail e mi sono arrivati due romanzi che non conoscevo affatto. Certo lo scrittore Marco Malvaldi non mi è nuovo in quanto la sua serie sul Bar Lume mi era piaciuta davvero tanto ma stavolta lo troviamo sotto un’altra veste.

Non ho mai amato molto la storia a scuola. Forse per colpa di chi ha cercato di insegnarmela, forse perché c’erano troppe date o troppi avvenimenti da imparare a memoria e a me piace più ragionare ma proprio non mi andava giù. Mi ricordo, anche a distanza di tanti anni, che mi annoiava terribilmente ascoltare le vicende che riguardavano il passato soprattutto perché non capivo cosa centrassero con la mia vita. Poi ho iniziato a leggere alcuni libri storici. Non posso dire che ho cambiato totalmente idea ma, grazie ad alcuni grandi scrittori, ho imparato ad apprezzare un po’ di più la storia perché venivano narrate le vicende della gente e mi trovavo meglio che imparare date ed avvenimenti in serie. Ma non posso considerarmi un’esperta anzi sono molto ignorante e ci sono periodi della storia che per me sono arabo.

E mi sono ritrovata proprio con un giallo storico. La prima idea è stata quella di rimetterlo nella libreria e di fare finta che fosse un libro già letto. Più avanzo con l’età e più divento selettiva anche in fatto di letture. Ma difficilmente riesco a barare così senza nemmeno provarci e così ho iniziato la lettura di La misura dell’uomo. Il mio scetticismo verso questo genere è andato un po’ scemando man mano che avanzavano le pagine. Malvaldi è veramente bravo nel suo lavoro di scrittore ed è stato in grado di trasformare una serie di informazioni storiche in qualcosa di semplice, ironico e facile da ricordare. Il suo linguaggio moderno dove accenna anche a internet o agli influencer e la descrizione dei personaggi storici in modo un po’ canzonatorio fanno la narrazione molto più leggera e scorrevole dei normali libri storici. Infatti come dice Malvaldi i personaggi storici in effetti non sanno che diventeranno tali e quindi si comportano come persone normali con i loro pregi ed i loro difetti.

Ma questo non rende il romanzo meno credibile anzi aiuta solamente il lettore a non annoiarsi troppo nei dialoghi tra i vari personaggi soprattutto quelli bellici o di strategia militare. Si vede chiaramente lo studio di Malvaldi per il periodo che racconta, si vede anche il suo impegno nel inserire un giallo tra le varie vicende per alternare i racconti seri ad un mistero che sarà l’investigatore Leonardo da Vinci a cercare di risolvere.

TRAMA

Siamo nel 1493 in ottobre. La morte di Lorenzo il Magnifico continua a farsi sentire e la popolazione è ancora in lutto per questo. Cristoforo Colombo con le sue caravelle ha aperto tutti gli orizzonti del Nuovo Mondo. Anche il sistema finanziario sta cambiando e si sta consolidando con l’entrata e la diffusione delle lettere di credito ovvero una specie di mutuo dell’età moderna. Milano sotto la guida di Ludovico il Moro sta trascorrendo un periodo di rinascimento economico e politico. Tutti quelli che si aggirano nei cortili del Castello o in giro per i Navigli hanno occasione di incontrare un uomo abbastanza strano: sulla quarantina, vestito di rosa e sempre assorto nei suoi pensieri, sembra quasi che non noti quello che gli sta intorno anche se non è del tutto vero. Quest’uomo ha una bottega e vive praticamente nei locali vicino ad essa con la madre ed un giovane assistente un po’ scapestrato, con qualche difetto ma dal cuore buono. Quest’uomo è un po’ dispettoso nei confronti degli altri, a volte può sembrare anche altezzoso ma data la sua cultura non è cosa molto strana. E’ uno dei primi vegetariani della storia in quanto non mangia carne , è difficile capire i suoi scritti in quanto lui usa la scrittura al contrario e, purtroppo fa molto fatica ad essere pagato da chiunque chieda i suoi servigi anche se lui li ha sempre assolti in maniera abbastanza puntuale e molto bene. Si tratta di Leonardo da Vinci.

Leonardo è molto famoso per le sue doti di inventore e la sua fama arriva fino alla corte di re Carlo VIII in Francia che manda due suoi ambasciatori a Milano per chiedere sostegno nella guerra contro gli Aragonesi ma anche per rubare il taccuino di Leonardo dove lui annota tutte le sue scoperte ed invenzioni e che tiene sempre sotto la sua tunica vicino al cuore per non dimenticarsi di nulla. I Francesi credono che Leonardo abbia inventato una specie di robot invincibile per la guerra.

Dal canto suo Ludovico il Moro è un po’ infastidito nei confronti di Leonardo che è in ritardo per il completamento della scultura di un enorme cavallo in onore di suo padre. Così chiede a Leonardo di aiutarlo per un problema molto importante. Un uomo è stato trovato senza vita proprio nel cortile del Castello. Sul suo corpo non vi è nessun segno di lotta o di violenza quindi deve essere deceduto per qualche altro problema. Il primo allarme è che si tratti di peste ma non vi sono segni sul corpo di questa terribile malattia. Così Leonardo che era l’uomo che ne conosceva di più di anatomia in tutto l’impero viene incaricato da Ludovico il Moro di praticare un’autopsia sul corpo per verificare la causa della morte…

IL MIO PARERE

E siamo giunti alle conclusioni. Non pensavo di sorridere leggendo un giallo storico, non pensavo di immaginarmi i grandi di un tempo come persone normali, a volte buffi, che fanno errori e che cercano di rimediare nel miglior modo possibile. Certo non sto parlando di un trattato di storia non fraintendetemi quello non sarei mai riuscita a finirlo ma questo romanzo mi è piaciuto nel suo genere. Il linguaggio scorrevole di Malvaldi, le sue battute intercalate tra la vera storia mi hanno accompagnata nel fine settimana e non mi è mancata la voglia di finirlo.

Non lo avrei mai acquistato se avessi letto la trama ma ora non mi sono pentita di averlo fatto. Primo ho imparato qualcosa di storia e questo è già un passo avanti per me e poi ho scoperto un genere che non mi dispiace poi troppo. Sicuramente qualcuno leggendolo avrà trovato degli errori storici in quanto ci sono davvero tanti personaggi e alcuni di essi purtroppo non sono poi tanto approfonditi ma io l’ho apprezzato molto.

Consigliarlo? Certo che sì. Non si tratta di un capolavoro della letteratura ma è un romanzo carino dove il mistero da risolvere aiuta a conoscere la storia in un modo inusuale per me.

LA PICCOLA FARMACIA LETTERARIA ELENA MONDINI

CHIACCHIERE…  

Sin da bambina ho sempre desiderato scrivere. La mia mente era un intricato groviglio di trame senza mai un finale adeguato ma continuavo a battere sulla macchina da scrivere in attesa di una ispirazione per finire i miei romanzi gialli. Poi ho iniziato a leggere ma a leggere sul serio. Avevo circa 13 anni ed un libro alla settimana lo divoravo come fosse un bel panino alla nutella. E ho iniziato ad apprezzare davvero quello che leggevo. Mi perdevo in mille mondi, vivevo la vita dei protagonisti e, a volte, mi affezionavo a loro talmente tanto che mi dispiaceva quando la storia finiva…per me era come perdere un amico fidato. Così ho iniziato a ragionare un pochino sul mio sogno di fare la scrittrice….Tutti quei bei romanzi che mi capitavano sottomano erano scritti cento volte meglio di come lo facevo io, tutti gli scrittori erano molto più documentati di me a far sembrare vero qualsiasi avvenimento e le mie storie non erano poi così interessanti da catturare l’attenzione di un lettore che non fossero i miei genitori o i loro amici che mi facevano tanti complimenti per il mio impegno ma non ho mai creduto che fossero proprio veri al cento per cento.

Così ho studiato altre cose, ragioneria, materia che mi avrebbe sicuramente aiutata nel mondo del lavoro, ma la mia passione per la lettura non mi ha mai abbandonata. Terminata la scuola mi sono ritrovata a fare le dichiarazioni dei redditi…la matematica non mi è mai dispiaciuta ma non era la mia aspirazione della vita. Ma un lavoro fisso è davvero una benedizione e questo mi veniva anche bene… il contatto con il pubblico, il fatto che non mi annoio mai e che il tempo trascorre velocemente davanti ad una scrivania mi hanno aiutata molto ma anche adesso a distanza di quasi 21 anni di ufficio, sento che questo non sarà mai quello che può darmi tante soddisfazioni.

In alcuni momenti ho pensato di aprire una libreria. Univo l’utile con il dilettevole. Ho sognato di consigliare libri agli avventori del negozio, ho sognato di aprire un negozio dove solo quello che mi piaceva e che mi ispirava poteva essere venduto. Due le cose che mi hanno fermata: il mio posto fisso che mi procura uno stipendio mensile abbastanza ragionevole e l’avvento dei libri in formato digitale… e qui si può aprire davvero un mondo. Io amo leggere i libri cartacei, per me non c’è cosa più bella di sfogliare le pagine, sentire l’odore della carta, sbirciare nelle pagine finali per vedere cosa succede ma amo anche la mia casa e, ultimamente, di librerie non ce ne stanno più. I libri digitali aiutano chi ha poco spazio dove conservare le letture, occupano notevolmente meno spazio anche nella borsa e si possono trovare veramente delle offerte super economiche nel web nonché la gran parte dei classici addirittura scaricabili gratuitamente.

Così ho accantonato l’idea e a 47 anni mi ritrovo ancora dietro una scrivania ad ascoltare i problemi fiscali e pensionistici dei miei clienti. Però ogni tanto ci ripenso e vago nel web in cerca di qualche spunto per fare davvero quello che mi piace nella mia vita. Un giorno, vagando per internet, mi sono ritrovata a leggere un articolo davvero singolare. Delle ragazze avevano aperto una libreria dove ogni libro aveva un bugiardino come quelli delle medicine su cui era indicato a chi era consigliato, quali erano gli effetti collaterali e persino altri libri da cui prendere spunto. Ho amato questa idea dal primo momento e mi era venuto in mente anche di scrivere loro per chiedere se avessero bisogno di un aiuto da parte di una lettrice accanita. Beh non l’ho mai fatto perché già il lavoro mi impegna molto e cambiare la vita ad una età come la mia per me è da pazzi ed io sono sempre stata una persona che ragiona molto anche troppo per fare cose così azzardate…

Accantonate tutte le idee strane comunque io i libri cartacei li acquisto spesso e li alterno a quelli digitali per non far cadere gli scaffali della libreria. Da tanti anni sono abbonata al Club degli Editori (ora ho smesso perché mi mandavano libri anche quando non li ordinavo e, visto la mia pigrizia, non li rispedivo indietro ma li leggevo anche se non erano proprio nelle mie corde) e, ordinando un romanzo, ne ho ricevuto uno in omaggio che non avevo scelto e mi sono ritrovata con La piccola farmacia letteraria tra le mani. Tutto quello che parla di libri mi affascina, tutti i romanzi che hanno come temi una libreria o la lettura sono i miei preferiti ma non mi era nemmeno passato per la mente che questo titolo l’avevo già sentito…

LA TRAMA…

Blu Rocchini (già il nome mi stava simpatico) è una ragazza che vive a Firenze insieme a tre coinquiline. Hanno tutte più o meno trent’anni e ognuna di loro ha i suoi problemi. Chi una relazione a distanza, chi è impegnato anche troppo nel proprio lavoro, chi continua a trascinarsi dietro un fidanzato solo per il fatto che è dispiaciuta di lasciarlo andare via e chi sta vedendo crollare tutti i propri sogni perché ha finito i fondi finanziari.

Blu è la protagonista del romanzo ed è di lei che voglio parlarvi. Dopo una brevissima esperienza lavorativa in una casa editrice molto popolare ed un’altra ancora meno entusiasmante come commessa di una grande catena di librerie dove il suo compito era spostare scatoloni e riassortire gli scaffali ha deciso di aprire una libreria tutta sua. Il negozio è veramente piccolino, circa 35 metri quadrati, dove Blu ha cercato di ristrutturare tutto di suo pugno assieme anche alle amiche, manca ancora l’insegna perché erano finiti i soldi ma tutto sommato il posto è molto accogliente.

Purtroppo sono i costi di gestione del negozio e la poca clientela a preoccupare Blu. Sono oramai 4 mesi che ha aperto e non vede nessun tipo di novità all’orizzonte. Prova anche con una presentazione di un libro di uno scrittore abbastanza famoso ma il luogo era troppo piccolo e alla fine è più un disastro che un evento mondano.

Un giorno entra un ragazzo con un vestito molto più elegante di quello che dovrebbe essere per un trentenne, Blu ha come un colpo di fulmine e, dopo alcune battute sui romanzi, decide di uscire con lui la sera stessa per mangiare una pizza in compagnia. Il tempo vola, i loro caratteri sembrano combaciare alla perfezione e lui consiglia anche a Blu come poter rinnovare il suo negozio ed attirare la curiosità del lettore. Trasformare i libri in “farmaci” per il cuore con tanto di indicazioni terapeutica e posologia. Assieme alle sue amiche iniziano ad affrontare questo lavoro abbastanza impegnativo ma alla fine il negozio ha un successo incredibile. Blu si vede catapultata nel mondo delle interviste, delle comparsate in tv e tutto sembra andare per il meglio tranne il fatto che vorrebbe incontrare ancora quel ragazzo che le ha dato l’idea della sua vita ma non gli ha nemmeno chiesto il nome….Una commedia con un finale molto particolare…

IL MIO PARERE

Credo che fin dalle prime righe abbiate già capito che questo romanzo mi è piaciuto davvero tanto, una scoperta divertente, appassionante che lascia anche qualcosa quando si termina la lettura. E’ ironico e tutti i personaggi sono caratterizzati da particolari davvero interessanti. Beh l’idea della libreria che cura i cuori l’avrei voluta avere anche io visto tutto quello che leggo di solito ma ammiro questa autrice e bibliofila che ha avuto questo pensiero davvero carino. A tutti capita di avere un periodo un po’ particolare della vita e sono convinta anche io che una buona e azzeccata lettura possa davvero aiutare. Mi sono innamorata di questo libro e quindi non mi resta che consigliarlo vivamente.

Spero di avervi dato un buon consiglio di lettura.

Romina

TORTA AL CARAMELLO IN PARADISO (FANNIE FLAGG)

PREMESSA

Buon giovedì a tutti. Anche oggi come al solito sono qui per raccontarvi la mia ultima lettura. Come forse avrete capito dalle mie recensioni alterno un libro acquistato e scelto da me con un ebook che mi hanno donato i miei amici lettori e che fanno parte di uno scambio molto assiduo: quasi tutti i mesi mi arrivano decine di ebook che io devo solo scegliere se leggere o meno. Come ho già detto mi passano un po’ di tutto, o meglio quello che a loro piace o che trovano gratuitamente nel web, ma io non mi faccio molti problemi, accetto quello che mi arriva, inizio le prime pagine e, se mi piace, continuo altrimenti lo cestino. Certo a volte le prime pagine non significano nulla, magari a volte proseguendo la lettura qualcosa di buono potrei trovarlo, ma se non mi piace il modo in cui è scritto non c’è nulla da fare, lo salto semplicemente.

E così mi sono ritrovata tra le mani TORTA AL CARAMELLO IN PARADISO. Il titolo mi piaceva molto ma non sapevo proprio cosa aspettarmi. Prima di iniziarlo pensavo fosse un romanzo rosa, qualcosa di sentimentale nulla a che vedere con i miei amati thriller ma non mi sono fatta molti problemi così ho cliccato la prima pagina. Se devo essere sincera all’inizio ho fatto un po’ fatica ad entrare nel modo di narrare della scrittrice. Mi sembrava tutto molto frettoloso, un insieme di parole alcune volte senza senso, insomma è stato difficoltoso entrare nella narrazione ma quando ho iniziato a capirci qualcosa non ho più smesso di leggerlo e le ultime cento pagine le ho divorate alzandomi molto prima di andare al lavoro perché ero curiosissima di sapere come sarebbe andato a finire.

E’ un romanzo dove i personaggi, anche se a volte descritti in modo surreale, sono i veri protagonisti. C’è davvero pochissima azione ma le relazioni tra di loro sono così simpatiche e profonde che animano il libro più di qualsiasi avventura. E così mi sono ritrovata in Elmwood Spring un piccolo paesino dove chiunque vorrebbe abitare a conoscere una signora molto anziana di nome Elner che sfido chiunque a non volere come nonna. E mi è pure piaciuto!! O i miei gusti stanno cambiando con l’età o Fannie Flagg è riuscita ad intenerire il mio cuore duro da lettrice di thriller. Navigando nel web ho visto che questa scrittrice ha scritto molte altre cose e sono sicurissima di voler leggerle tutte anzi non vedo l’ora di entrare in una libreria e scegliere qualcosa di suo.

Beh penso di avervi incuriositi abbastanza quindi adesso vi racconto un po’ di trama…

DI COSA TRATTA

Elner Shimfissle è una ultraottantenne. Sembra stano ma nemmeno lei sa quanti anni ha effettivamente. Le sue sorelle hanno sotterrato una Bibbia con tutte le loro date di nascita tanto tempo fa e lei non è mai riuscita a trovarla. E’ vedova da tantissimo tempo, il suo povero marito Will l’ha lasciata presto, beh in effetti non avrebbe mai creduto che qualcuno avesse potuto sposarla visto il suo aspetto non proprio femminile e la sua stazza enorme ma è successo anche questo nella sua vita. Ora abita da sola in una grande casa ma è attorniata da tantissime persone che le vogliono davvero tanto bene. Tutti i personaggi che incontriamo nel romanzo hanno qualcosa per cui essere riconoscenti a Elner. Elner ha una parola buona per tutti, un consiglio, un regalo inaspettato, ha tantissimi hobby, le piace ascoltare la radio e partecipare ai quiz più strani, adora tutte le specie di animali che accudisce come può e non fa mai loro alcun male, ama sedersi fuori al tramonto con i suoi amici e vedere calare il sole e la sua specialità è preparare una buonissima marmellata di fichi.

Proprio mentre sta raccogliendo i fichi dal suo albero viene punta da uno sciame di vespe e cade dall’altissima scala. I vicini se ne accorgono quasi subito e la accompagnano in ospedale ancora priva di sensi. Nonostante Elner sia abituata a qualche incidente domestico vista la sua età questa volta il fatto è molto grave ed i medici, dopo aver provato a rianimarla senza risultati, la dichiarano morta. Appena si sparge la voce l’intero paese di Elmwood Springs si riempie di una tristezza infinita. Nessuno parla d’altro, persino la radio che Elner ascoltava dà il triste annuncio. I parenti iniziano ad avvisare quelli che abitano lontano e iniziano ad arrivare, la camera della povera Elner si riempie di fiori e di lacrime perché lei era davvero una persona speciale.

Mentre tutti piangono il decesso Elner effettivamente non si accorge di essere morta. Dopo la caduta si ritrova stesa su una barella e si sente davvero bene ma non riesce a capire perché anche se cerca qualcuno e se chiama gli infermieri nessuno sembra sentirla. Si alza, esce dalla porta ed arriva ad un ascensore, vi sale e, dopo un viaggio un po’ particolare, si ritrova in Paradiso. Ci mette un po’ di tempo a capire effettivamente dov’è ma quando le compaiono persone care che non avrebbe mai creduto di poter incontrare ancora, si rende conto di non essere più sulla Terra. Nonostante questo la sua allegria non la abbandona anzi ha una grande opportunità: domandare tutto ciò che ha sempre voluto sapere sulla vita e per la prima volta avere anche delle risposte esaurienti.

Ma la sua ora non è ancora venuta e ad un tratto Elner ritorna nel mondo dei vivi…

IL MIO PARERE

Non ero abituata a libri del genere e non credevo nemmeno mi potessero piacere e invece ho apprezzato davvero questo romanzo. Non sto parlando di un libro impegnato o di alta letteratura ma di qualcosa che mi ha lasciato davvero tanto senza essere né complicato e nemmeno noioso. E’ una storia semplice che rimane nel cuore soprattutto grazie a questa nonnina che non si dimentica facilmente. Magari ne avessi avuta una anch’io così… Ho riso, mi sono commossa, a volte ho pensato che alcuni personaggi fossero davvero molto fuori dal comune ma poi, ripensandoci credo che ognuno abbia le proprie manie, magari la scrittrice le esalta un po’ troppo per farle capire meglio.

I personaggi sono semplici, come semplice è il romanzo ma fa riflettere davvero molto sul senso della vita, sulle cose che facciamo per gli altri, e su cosa ci aspettiamo noi dalla nostra esistenza. Alla fine del romanzo in più ci sono le ricette di cucina nominate nel libro come il Pane di mais della signora Mc Williams, il formaggio al peperone di Norma e ovviamente la ricetta della Torta al caramello paradisiaca che Elner ha mangiato in Paradiso e che io cercherò di fare al più presto.

Consigliarne la lettura? Sicuramente sì magari visto che l’estate si sta avvicinando ed il libro non è troppo impegnativo lo consiglio come passatempo in spiaggia ma attenti che se vi scappa una lacrimuccia come è successo a me qualcuno potrebbe vedervi!!!!

Spero di avervi aiutati nella scelta della vostra prossima lettura. Un abbraccio Romina

LA GEMELLA SILENZIOSA (S.K. TREMAYNE)

L’ACQUISTO

Buon sabato a tutti questa settimana sono rimasta a casa dal lavoro perché avevo la febbre e così ho trascorso due giorni interi a leggere. Ed ora sono qui per raccontarvi il libro a cui ho dedicato il mio tempo. Una volta al mese arriva a casa mia la piccola rivista del Club degli Editori con le sue proposte di lettura. Ormai sono quasi vent’anni che sono iscritta e ogni volta acquisto un romanzo. Anche se adoro leggere non sono una patita per le nuove uscite. A meno che non si tratti di un autore che amo molto io non so mai quale siano i libri nuovi e quali no. Un romanzo se è bello lo è comunque anche se è stato scritto tanto tanto tempo fa. Ogni tanto però, davanti al catalogo del Club degli Editori, mi capita di non sapere cosa scegliere. Forse per il fatto che mi documento poco o forse per l’imbarazzo di scovare qualcosa di originale e di bello ma rimango a fissare le pagine senza una decisione precisa. Certo ci sono le trame da leggere ma quando i romanzi vengono descritti tutti sembrano interessanti soprattutto agli occhi di una come me che leggerebbe qualsiasi cosa. Così vado ad istinto o scelgo quello con la copertina che mi attira di più. Lo so non è una scelta da lettrice appassionata ma quando non conosco nessun autore o non mi ispira nessun titolo mi sembra la cosa più semplice da fare.

Per LA GEMELLA SILENZIOSA è stata la copertina e le poche righe scritte su di essa a farmi prendere la decisione. Due bellissime bambine bionde che si tengono per mano con i piedi nell’acqua ed un faro in lontananza e la didascalia “Sono uguali in tutto. Solo la loro madre può distinguerle. O forse no.” mi aveva colpita notevolmente e così ho deciso di fare l’acquisto. Non ho atteso nemmeno molto per sceglierlo per la lettura. Avevo voglia di un thriller e questo romanzo appartiene a questa categoria e così l’ho iniziato…

Ci sono poche cose che mi terrorizzano davvero. Amo i film horror, i thriller, non mi impressiona il sangue, i mostri spesso mi fanno simpatia ma non riesco a mandare giù le presenze. I delitti si spiegano, i misteri mi intrigano ma quando viene trattato il tema dell’aldilà io mi paralizzo. E’ sempre stato così…quello che non riesco a spiegare mi fa una paura tremenda. Non sto parlando di fantasmi ma di spiriti che non abbandonano il nostro mondo. Mi viene la pelle d’oca anche solo a nominarli. Ma allo stesso tempo mi incuriosiscono molto. Non guardo film che trattano questo argomento e se posso passo il testimone anche sui romanzi senza nemmeno aprirli.

Dopo le prime dieci pagine di LA GEMELLA SILENZIOSA ero quasi tentata di abbandonare tutto e richiudere il libro. Una frase mi aveva davvero agghiacciata ma forse era la volta buona per affrontare anche questa paura. Una bambina che dice alla mamma:”Perchè continui a chiamarmi Kristie? Kristie è morta. Mamma io sono Lydia è stata Kristie a morire” mi ha davvero colpita e mi aspettavo un romanzo che non avrei potuto leggere a casa da sola atrimenti sarei scappata a gambe levate. Ci ho pensato un po’ su e ho preso la decisione: avrei continuato la lettura ma solamente in presenza di mio marito. Poi però il mattino successivo ero stesa a letto con il mio enorme raffreddore e mi stavo annoiando a morte così ho deciso di prendere in mano il romanzo e di continuare. Potevo sempre rifugiarmi dai vicini se avevo davvero paura e non ce la facevo a stare da sola.

Mi aspettavo davvero una lettura terrorizzante ed ero pronta a fare questa nuova esperienza ma più andavo avanti con le pagine e più questo sentimento mi abbandonava. Credevo davvero di trovarmi immersa in qualcosa di pauroso ed invece questa sensazione a parte questa agghiacciante frase iniziale mi ha abbandonata quasi subito per lasciare il posto ad una storia familiare sì un po’ tetra ma niente di più. Forse è stato per questo che alla fine un po’ il romanzo mi ha delusa ma adesso vi racconto un po’ di trama e poi passerò alle mie impressioni…

LA STORIA

La famiglia Moorcroft sembrava proprio una famiglia perfetta. Angus il marito è un architetto molto agiato, Sarah la moglie è una giornalista free lance e mamma a tempo pieno di due bellissime e identiche gemelle Kristie e Lydia. Vivevano in una bellissima villetta una esistenza molto rispettabile e tranquilla fino ad un orribile giorno. Le gemelle erano a casa dei nonni, una grande e bellissima villa, e stavano giocando tra di loro come facevano sempre. Ad un certo punto un urlo quasi disumano interrompe la tranquillità di quel pomeriggio. Kristie era davanti al balcone ed indicava la sorella Lydia che era caduta giù. Spesso i bambini che cadono da meno di sette metri riportano solo qualche osso rotto ma questa volta era diverso: Lydia era davvero ridotta male. Una corsa sfrenata all’ospedale non è servita poi a molto perché la bambina poco dopo non era più viva.

Da quel giorno la vita della famiglia cambia radicalmente: Angus perde il lavoro perché inizia a bere troppo e durante una lite sferra un pugno in pieno viso al suo capo, Sarah non riesce più a essere se stessa e sembra caduta in una profonda depressione, il mutuo non viene più pagato, i debiti si accumulano e loro credono di non poter più uscire da questo incubo in cui si è trasformata la loro vita.

Poi Angus riceve in eredità da sua nonna una piccola isoletta dove un tempo c’era una grandissima villa che lui adorava e dove trascorreva tutte le estati quando era bambino. Adesso la casa è fatiscente forse si può chiamare rudere piuttosto che abitazione e l’isola non è più frequentata da nessuno ma Sarah vede tutto questo come una opportunità da sfruttare. Decidono di vendere la loro casa in città e di trasferirsi a Skye. Tutti hanno provato a dissuaderli da questa scelta ma per Sarah è la sola via per ricominciare. Avrebbero sistemato la casa, avrebbero reso abitabile quel buco ora pieno solamente di topi e di altri animali infestanti e sarebbero di nuovo ritornati ad essere una famiglia felice. Certo solamente con Kristie ma era pur sempre un inizio.

Eppure mentre l’inverno sta arrivando ed Angus è riuscito a trovare un nuovo lavoro per pagare la ristrutturazione Kristie è sempre più strana. Sta molto tempo da sola, diventa silenziosa e molto riflessiva, si interessa a cose che prima non amava e alcune volte sembra che parli con qualcuno la lingua che lei e sua sorella avevano inventato per non farsi capire dai genitori. Anche il loro cane si comporta in modo diverso con Kristie di quando erano sulla terra ferma. Sarah all’inizio non se ne accorge impegnata com’è nelle faccende domestiche poi inventa la scusa che Kristie è ancora scossa dalla morta della gemella. Ma quando a scuola gli altri bambini iniziano ad escluderla e a lasciarla in un angolo Sarah inizia a comprendere che c’è qualcosa che non va. Ogni tanto Kristie dice di essere Lydia e Sarah non sa più cosa pensare, questa cosa la terrorizza. Possibile che non abbia riconosciuto quale delle sue figlie fosse veramente morta?

IL MIO PARERE

Forse sarò controcorrente ma questo romanzo non mi ha fatto impazzire. Sul web ho letto commenti davvero entusiastici per LA GEMELLA SILENZIOSA ma io non sono riuscita ad esaltarmi così tanto durante la lettura. Forse perché dalle premesse mi aspettavo qualcosa di diverso, pauroso, terrificante ed invece mi sono ritrovata in una storia familiare anche un po’ scontata. Le atmosfere cupe che vengono tanto osannate a me sono sembrate solo un terribile temporale e la suspence piano piano è scemata. Più proseguivo con la lettura e più volevo arrivare alla fine per scoprire tutto il mistero ed il finale è stato frettoloso e molto molto normale. Quello che nelle prime pagine mi aveva agghiacciata alla fine della narrazione mi ha fatto quasi sorridere.

Non posso dire che la storia è brutta o banale ma le premesse erano totalmente diverse. I personaggi si scoprono a poco a poco e sono descritti molto bene soprattutto per quanto riguarda i sentimenti e le sensazioni che provano ma mi ha delusa ugualmente. Secondo il mio modesto parere di lettrice appassionata se un romanzo inizia con un certo ritmo ed in un certo modo poi deve essere coerente e questo non lo è stato. Il mistero della gemella rimasta viene risolto certo e tutte le tessere del puzzle ritornano al loro posto ma non sono ugualmente soddisfatta. Forse leggo troppo e man mano divento più esigente ma questo thriller non mi ha convinta.

Consigliarlo? Sono indecisa anche questa volta. Io non lo presterei ai miei amici ma non è nemmeno da buttare…lascio a voi la scelta io credo di aver detto tutto quello che pensavo. Spero di avervi aiutati nella scelta della vostra prossima lettura. Un abbraccio Romina.

L’ERMELLINO DI PORPORA (PIERRE BORROMEE)

L’ACQUISTO AVVENTATO…

Buon giorno a tutti anche oggi, come sempre, ho voglia di raccontarvi l’ultimo libro che ho finito di leggere stamattina prima di andare al lavoro. Eh sì essendo impegnata tutto il giorno in ufficio il tempo per la mia passione più grande ossia la lettura è sempre meno e così mi sveglio sempre mezz’oretta prima per dedicarmi ad alcune pagine ed affrontare la giornata più serenamente.

Forse non tutti lo sanno ancora ma io sono una maniaca dello shopping. Adoro comperare, adoro fare regali, adoro entrare nei negozi e lasciarmi trasportare. L’abbigliamento è una delle mie manie più grandi ma spesso non trovo qualcosa che mi soddisfi allora mi butto in una libreria e inizio a guardare tra le varie corsie qualcosa che possa appassionarmi. Il brutto delle librerie è che comprerei qualsiasi cosa. Ci sono talmente tanti romanzi che non ho ancora letto, ci sono ancora tanti autori che ancora non conosco che uscirei sempre con una valigia piena di libri. E poi rimango in questi negozi per ore a sfogliare copertine e a guardare rapita. Così per velocizzare questa mia smania di acquisto questa volta sono andata vicino alla cassa… c’era una pila di libri con scritto in offerta €5,00. Ne ho preso uno e non ci ho più pensato senza leggere nemmeno la trama. L’unica cosa che sapevo è che era un thriller visto che apparteneva alla collezione TIME CRIME.

Con questo genere che è ovviamente il mio preferito sono quasi sicura di non sbagliare mai. Certo ci sono thriller che non dimentichi mai e altri che passano senza lasciare alcun segno ma comunque sono un bel passatempo soprattutto quando mi sforzo di trovare anche io il colpevole. Con tutti quelli che ho letto dovrei essere quasi un profiler dell’FBI e invece arrivo sempre alla fine credendo di aver indovinato ma cado sul più bello. Sono una detective fallita per fortuna che il mio lavoro è tutt’altra cosa altrimenti sarei davvero nei guai!!!

Il nome dell’autore è Pierre Borromee ed è francese. Era la prima volta che lo sentivo nominare ed anche il titolo del romanzo L’ERMELLINO DI PORPORA mi era totalmente nuovo così ero davvero curiosa di iniziarlo. Come amo i film francesi anche se molti non capiscono questa mia passione magari avrei iniziato anche ad adorare i libri di questa nazione. Le mie aspettative erano davvero alte ma purtroppo sono scese dopo nemmeno venti pagine di lettura. Adesso però vi accenno un po’ di trama così forse capirete meglio le mie ragioni…

 

DI COSA PARLA…

Ci troviamo a Villecomte in Borgogna. Il cadavere di una giovane donna giace tra le lenzuola insanguinate nel suo letto. Si tratta di un omicidio molto pesante in quanto il ventre della donna è stato squarciato senza alcuna pietà ed il suo viso ormai ha perso ogni forma visto le molteplici martellate a cui è stato sottoposto. La donna si chiama Juliette Robin ed è la moglie di un avvocato abbastanza famoso nella sua regione. I loro rapporti non erano dei migliori negli ultimi periodi e spesso i vicini sentivano delle liti furibonde tra i due coniugi. Così i sospetti cadono proprio su di lui Pierre Robin. Tutto sembra affermare che sia lui il colpevole: la corrispondenza con la sorella della moglie, una donna di cui lui era stato follemente innamorato in passato, a cui scrive e mail che ritornano puntualmente indietro in quanto lei ora ha un’altra vita in un altro luogo e il fatto che l’autopsia della moglie rilevi che lei era ancora illibata, nessun rapporto sessuale era mai avvenuto tra Juliette e Pierre nemmeno dopo cinque anni di matrimonio.

Il procuratore distrettuale incarica il commissario Baudry di seguire questo caso. Questo commissario è molto all’antica, non ha modi molto gentili con nessuno, ha pochi amici e gli unici che possiede sono i suoi compagni di bicicletta nei week end liberi ma è comunque una persona molto scaltra a discapito del suo aspetto burbero. Baudry in un primo momento inizia ad indagare proprio sui rapporti di coppia tra i due coniugi ma dopo le dichiarazioni di Pierre dove confessa che sua moglie non faceva altro che bere dalla mattina alla sera e che a volte diventava addirittura aggressiva nei gesti nei confronti del marito non è molto sicuro che sia lui il colpevole dell’omicidio e lo stesso lo pensa l’avvocato Dornier. Il giudice ha troppa fretta di concludere questo caso ma sicuramente il colpevole non è il marito.

Le indagini però vanno molto a rilento, non si riesce a capire chi possa aver commesso questo omicidio così cruento e iniziano ad affacciarsi nuove piste da percorrere…sette anni prima è stato compiuto un altro assassinio sempre con le stesse crudeli modalità anche se il corpo apparteneva ad una ragazzina di quindici anni… In più nella casa adiacente a quella della famiglia Robin la stessa sera c’è stato un furto da parte di alcuni nomadi…

 

IL MIO PENSIERO…

Ho cercato di fare del mio meglio nel riassumere un po’ di cosa tratta questo romanzo ma non so se sono stata brava in quanto per me leggerlo è stata davvero una delusione. Le prime pagine mi avevano anche esaltata abbastanza, poteva svilupparsi una storia molto interessante da un omicidio di una moglie addirittura ancora vergine ma con il trascorrere delle pagine ho iniziato ad annoiarmi. L’idea sembrava davvero buona ed io ero molto felice di conoscere un autore diverso dal solito e soprattutto francese. Sembra un romanzo pieno di idee che piano piano vengono lasciate perdere, piste accennate senza nessuna conclusione, personaggi che appaiono e poi non si sa dove vadano a finire, storie confuse per arrivare ad un colpevole dal movente piuttosto banale.

Un altro punto molto debole di questo racconto sono i personaggi. Nessuno viene descritto nei minimi particolari, nessuno ha delle caratteristiche che lo rendono unico rispetto agli altri, nessuno rimane impresso nella memoria per più di quello che dura la lettura. Non ci sono protagonisti o comparse, tutti trattati allo stesso modo: nominati quando servono e poi dimenticati. I commissari, i vari avvocati, il giudice sembrano tutti uguali tanto da confonderli durante la narrazione e tanto da faticare a ricordare i loro nomi per più di dieci minuti. Forse per uno o due di loro si spendono due parole in più ma niente di entusiasmante.

A volte sono quasi i personaggi ad animare una narrazione beh questa volta niente riesce a rendere invitante questa lettura. Non voglio essere fraintesa totalmente: il romanzo non è scritto male altrimenti non l’avrei nemmeno finito, il linguaggio usato è semplice ma mai banale, scorre molto velocemente ma ha veramente troppi punti non sviluppati per essere ritenuto un buono scritto soprattutto da me che divoro i gialli quasi come fossero le mie patatine preferite.

Mi sento sempre un po’ triste quando finisco un romanzo che non mi è piaciuto non tanto per i soldi spesi visto che spesso si buttano anche per cose più futili ma soprattutto perché non amo bocciare un autore che ha sudato tanto per far uscire qualcosa di decente. Quante volte ho pensato di iniziare anch’io a scrivere qualcosa ma mi ferma la paura di non piacere agli altri visto i bei racconti che si trovano in libreria ma poi quando mi imbatto in questi flop allora un pensierino torna a galleggiare nella mia mente…

Spero di avervi aiutati nella scelta della vostra prossima lettura. Un abbraccio Romina

Nella mente dell’ipnotista (Lars Kepler)

UN PO’ DI CHIACCHIERE…

La prima cosa che mi incuriosiva di questo romanzo era il fatto che fosse stato scritto da marito e moglie. I due coniugi che hanno ideato questo pseudonimo un tempo scrivevano singolarmente ma poi hanno deciso di unire le loro capacità per creare uno scrittore solo. I loro nomi sono Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril ed anche quelli sono molto curiosi almeno secondo il mio punto di vista.

La seconda cosa che mi incuriosiva parecchio era il fatto che questo romanzo veniva pubblicizzato ovunque. Alla sua uscita vedevo i manifesti nelle librerie, una serrata pubblicità in internet e persino per televisione dove, a parte per il periodo natalizio, difficilmente vengono proposti libri. Una delle caratteristiche del lettore è la curiosità e la mia è innata non solo per quanto riguarda i racconti ma in generale è una delle mie preziose doti. Quindi dovevo assolutamente leggere NELLA MENTE DELL’IPNOTISTA.

Quando ho visto il prezzo però ho cambiato idea. Non sono una persona che frequenta le biblioteche perché quando leggo un libro voglio che rimanga comunque mio, mi piace sottolineare (a matita ovviamente) i passaggi che mi interessano, mi piace avere una libreria enorme e mi piace riguardare ogni tanto le mie letture. Ma alla velocità con cui leggo dovrei essere quasi in bancarotta se acquistassi tutte le prime uscite che mi interessano. Fare una scelta e tenermi alla larga dalle librerie vere e proprie è già un fantastico deterrente e poi avere la pazienza di aspettare che il prezzo scenda o che ci siano valide offerte.

Passando il tempo mi ero quasi dimenticata di questo romanzo…lo faccio spesso visto la quantità che ne leggo anche se il titolo non mi era mai passato di mente. E questa volta il destino me lo ha fatto arrivare. Come ho già detto altre volte sono abbonata dal Club degli Editori da quasi vent’anni. Non ho sempre acquistato è ovvio ma il loro libricino con le proposte di lettura mi arriva a casa ogni due mesi ed io sono sempre felice di poter scegliere comodamente seduta sul mio divano. Spesso mi affido al caso, altre volte cerco di leggere bene le trame per vedere se qualcosa possa interessarmi e spesso trovo quello che mi piace. Qualche volta il Club ti fa piccoli regali: ti abbona le spese di spedizione o accompagna il libro scelto con uno regalato ovviamente scelto da loro.

Quando due settimane fa ho aperto il mio pacchettino mi sono trovata il romanzo che avevo ordinato e NELLA MENTE DELL’IPNOTISTA. La mia gioia si vedeva mentre spacchettavo il tutto, mio marito mi guardava con aria interrogativa ma io avevo tra le mani un libro che era da un po’ che desideravo leggere. Non riesco a leggere più racconti contemporaneamente (come molti lettori accaniti fanno) già ho poca memoria ed il mio lavoro ne richiede parecchia figuriamoci se riesco a ricordarmi anche due romanzi insieme…sarebbe troppo per me, così dopo aver terminato il libro che stavo leggendo l’ho preso subito in mano.

Saranno state le aspettative troppo alte, sarà stato il fatto che i personaggi provengono da altre narrazioni dei Lars Kepler e all’inizio ho fatto un po’ fatica ad entrare nella trama ma sono rimasta davvero delusa…Però andiamo con ordine adesso vi racconto un po’ di cosa parla e poi dirò cosa ne penso io.

ACCENNI DI TRAMA

Un nuovo killer sta terrorizzando Stoccolma o meglio le donne di Stoccolma e intanto sembra sfidare le forze dell’ordine. Un video mentre una bella donna, spiata dall’esterno della propria abitazione, mentre si sta facendo la doccia, mentre si spoglia per andare a letto, mentre fa stretching dopo una corsa o mentre telefona alla sua amica viene inviato alla polizia. Tutto viene ripreso nei minimi particolari seguendo la donna in ogni suo più piccolo movimento in ogni stanza della sua abitazione ma dall’esterno e quindi è impossibile che le vittime se ne accorgano. Ogni tanto si sentono osservate ma il più delle volte scambiano questa sensazione con qualcosa di diverso.

Questo video è veramente corto dura al massimo pochissimi minuti e non aiuta la polizia ad avere indizi su chi possa essere la donna in questione perché proprio pochi istanti dopo che il filmato viene consegnato, arriva la notizia che una donna è stata uccisa. Ovviamente il video è stato girato alcuni giorni prima dell’omicidio e la polizia non riesce mai ad intervenire in tempo e se arriva comunque l’assassino è molto più furbo di loro e se ne va indisturbato.

La sostituta poliziotta Margot, sempre più incinta ed in procinto di partorire da un momento all’altro, si trova veramente in difficoltà e non sa da che parte incominciare le ricerche visto che ci sono veramente pochissimi indizi per arrivare ad incolpare qualcuno decide di chiedere l’intervento dello psichiatra Erik Bark specializzato in ipnosi dei pazienti. Lui è il più famoso ipnotista di tutta la Svezia e spesso la polizia ha usato il suo aiuto quando un testimone è in stato di shock e non riesce più a parlare o crede di aver totalmente dimenticato quello che è successo.

Il compito di Erik è quello di ipnotizzare il marito di una delle vittime. Bjorn quando è tornato a casa e ha visto sua moglie Susanna in quelle condizioni ha cercato di spostare il cadavere, ha lavato tutto il sangue preso dal panico e ha cancellato qualsiasi tipo di prova che poteva essere rimasta in quella casa.

Dopo l’ipnosi però Erik cade in una crisi molto profonda. E’ un uomo particolare che quando cerca di ipnotizzare un paziente anche lui cade in una specie di trance per riuscire a comprendere appieno le sensazioni dell’altro e questa seduta ha rilevato delle analogie con un omicidio avvenuto parecchi anni prima da parte di un uomo che lui stesso aveva ipnotizzato e di cui aveva fatto una relazione medico legale esemplare atta solamente a farlo incarcerare per sempre. Nella mente di Erik inizia a nascere un dubbio molto importante: è sicuro di aver commesso un errore nove anni prima e che il vero assassino sia solamente ricomparso ancora. Queste impressioni lo stravolgono al punto tale da nascondere dei particolari rilevanti alla polizia che lo rendono però uno dei maggiori sospettati per tutti gli omicidi…

COSA NE PENSO

Beh ho fatto un riassunto molto interessante forse di più della narrazione vera e propria. Forse le mie aspettative erano troppo alte, forse tutta la pubblicità legata al libro mi aveva fuorviata un po’ ma mi sono annoiata parecchio e ho fatto davvero fatica ad arrivare alla fine. Mi sono sempre piaciuti i romanzi con i capitoli corti che danno movimento alla narrazione ma qui ogni tanto il capitolo successivo fa il riassunto di quello precedente. Ho trovato diverse ripetizioni che mi hanno annoiata molto, troppe digressioni, troppa carne al fuoco. E quando c’è troppo di tutto un romanzo non può essere bello. Anche il titolo non è azzeccato per questo libro o meglio la traduzione in italiano in quanto in inglese si chiama STALKER e quello è il titolo ideale.

Mi dispiace davvero che questo romanzo non mi abbia entusiasmata come doveva anche perché la trama non era male ed i personaggi sono tutti caratterizzati in modo diverso e molto particolari ma molto spesso la lunghezza del libro non vale la sua bellezza. Si poteva sicuramente saltare qualcosa di inutile e forse la narrazione sarebbe stata davvero azzeccata.

Consigliarlo? Questa volta dico no. Ci sono talmente tanti bei romanzi da leggere che di questo si può fare decisamente a meno!!! Spero di avervi aiutati nella scelta della vostra prossima lettura. Un abbraccio Romina.

Ad occhi chiusi (Gianrico Carofiglio)

PREMESSA

Buongiorno a tutti. Anche oggi sono qui per raccontarvi la mia ultima lettura. Ho iniziato AD OCCHI CHIUSI venerdì mattina prima di andare al lavoro e mi ha catturata a tal punto da non lasciarlo più. Sabato pomeriggio l’avevo già terminato ed ero davvero felice di aver letto un buon romanzo.

Ma andiamo con ordine. Spesso e volentieri mi piace molto leggere scrittori italiani, scoprire che anche nella nostra nazione ci sono persone valide che scrivono bene mi rende davvero felice ma non ho ancora una preferenza su qualche persona in particolare. Certo adoravo il modo di scrivere di Giorgio Faletti ma purtroppo non potrò mai più leggere un suo scritto visto che ha abbandonato questo mondo, certo ci sono alcuni scrittori di gialli che a cui mi sto affezionando ma nulla a che vedere con il mio amore per Jeffery Deaver, Michael Connelly, Stephen King, Ken Follett tanto per dirne alcuni.

Così, parlando con alcuni amici, mi hanno consigliato di provare con Gianrico Carofiglio. Avevo già letto qualcosa di suo e mi era piaciuto molto così mi sono fatta prestare per il mio kobo AD OCCHI CHIUSI. La prima parte del racconto non mi aveva così entusiasmata ed essendo anche un romanzo di poche pagine avevo il terrore che fosse solo un altro legal thriller con poco o niente da offrire. Per questo ho continuato la lettura di altre trenta pagine prima di riporlo e di decretare il mio giudizio negativo. Beh piano piano mi ha catturata, non solo per la trama ma anche per le riflessioni di vita che questo autore mette nei suoi romanzi. Attraverso i racconti dei personaggi principali ci sono davvero piccole perle di pensieri che mi hanno fatto davvero riflettere tanto.

La trama non è delle più originali questo lo devo ammettere ma forse il fatto che leggo veramente tanti romanzi di questo genere mi rende davvero selettiva sotto questo punto di vista. Credo che sia davvero impossibile oggi come oggi trovare qualcosa di non detto nel genere thriller con tutti le serie televisive su questo argomento e con tutti i romanzi che trattano dei vari orrori che ci circondano ma l’originalità sta appunto nello scrittore e nel suo modo di raccontare un po’ di altro mentre la storia va avanti da sola. Adesso però la smetto con i miei pensieri un po’ alla rinfusa e ritorniamo alla narrazione vera e propria.

I PERSONAGGI PRINCIPALI

Guido Guerrieri è il protagonista della narrazione. Si tratta di un comune quarantenne un po’ sopra le righe ma comunque una persona come tante altre. Vive una relazione stabile con la sua fidanzata Margherita dopo aver un divorzio alle spalle. Con Margherita ha una storia abbastanza normale l’unica cosa un po’ strana è che invece di convivere, visto che abitano nello stesso palazzo a due piani di distanza, hanno deciso di tenersi ognuno il proprio appartamento per preservare gli spazi che a volte servono anche in un rapporto. Di professione fa l’avvocato non perché avesse avuto qualche specie di vocazione ma solamente perché finita la scuola non sapeva che altro fare ma il suo mestiere lo svolge comunque nel migliore dei modi possibili. Ha smesso di fumare ma il pensiero di una sigaretta non lo abbandona mai. E’ un uomo che sa essere sia tenero che tagliente ma dentro di sé è pieno di contrasti, dubbi, paure e sogni che non ha mai trovato il coraggio di affrontare o di realizzare.

Suor Claudia è una suora esperta di arte marziali. Minuta e magra è capace di mettere a terra il più grosso degli aggressori. Il suo aspetto fa pensare a tutto fuorchè ai suoi voti. Non usa l’abito da suora ma un giubbotto di cuoio nero con sotto una immancabile magliettina bianca ed un paio di jeans. E’ giovane e di bell’aspetto, una persona moderna che gestisce una comunità che protegge donne maltrattate in accordo con la polizia ovviamente. Parla poco ma quando lo fa riesce ad ottenere tutta l’attenzione di chi l’ascolta. E’ una persona solitaria che riesce ad instaurare un rapporto davvero particolare con l’avvocato Guerrieri.

Martina Fumai è la vittima. Ha trentacinque anni e non ha mai avuto una vita facilissima. E’ una persona fragile che in passato ha avuto alcuni problemi con il cibo e l’autolesionismo ma nonostante questo li ha superati o almeno ci sta ancora provando. E’ lei la donna che ha il coraggio di denunciare l’ex compagno per maltrattamenti e persecuzioni. E’ molto magra, ha i capelli corti, cerca di curare molto il suo aspetto fisico e fuma tantissimo mettendo a dura prova la resistenza del nostro avvocato.

Gianluca Scianatico è l’uomo imputato di maltrattamenti a Marina. E’ figlio di un famoso giudice e per questo crede che tutto a lui sia lecito. E’ bravissimo con le parole infatti quando viene interrogato sembra essere lui la parte lesa ma non è una persona molto affidabile sotto tutti i punti di vista. Il male fisico e psicologico alla sua compagna lo fa davvero.

ACCENNO DI TRAMA

Guido Guerrieri esercita la sua professione di avvocato a Bari. Non sa nemmeno lui il motivo per cui l’ha fatto ma ha accettato l’incarico di costituirsi come parte civile per una giovane donna Martina Fumai che afferma di essere vittima di diversi maltrattamenti e varie persecuzioni da parte del suo ex compagno. Il cattivo in questione però è figlio di un importante presidente della Corte d’Appello. Diversi avvocati non avevano accettato l’incarico per quel motivo e Guido sembra essere l’ultima speranza per la ragazza.

La ragione per cui accetta è la dichiarazione di suor Claudia una donna che sta dedicando la sua vita per proteggere le vittime di violenza domestica, una suora totalmente fuori dai canoni che noi conosciamo, ma che è in grado di far cambiare idea al Guerrieri con parole semplici ma molto efficaci. Suor Claudia aiuta queste persone a riprendere una vita normale, a non aver più paura di chi le ha maltrattate e infonde in loro una serenità davvero unica.

Così ci ritroviamo al processo dove l’avvocato della difesa cerca di descrivere Martina come una pazza malata e una squilibrata mentale di fronte al giudice. Guerrieri riesce però a controbattere presentando prove che dimostrano che l’ex compagno di Marina non è proprio un santo anzi ha costretto la fidanzata a praticare atti sessuali estremi contro la sua volontà…

E PER FINIRE

Ho raccontato davvero poco della trama ma il romanzo non è tanto lungo e avevo paura di rovinare il finale a chi ha il desiderio di leggerlo. E’ un insieme di emozioni questo libro. Attraverso il racconto di un processo fa pensare a tantissime cose. Certo la violenza domestica è l’argomento principale di tutto il libro, la sottomissione delle donne per accontentare il loro compagno a volte è quasi incredibile da pensare ma purtroppo queste cose succedono realmente anche in coppie dove è impossibile crederci. Ma assieme a questo ci sono tantissimi spunti di riflessione. Il suicidio di un vecchio amico del protagonista induce il nostro personaggio principale a riflettere che più si va avanti con gli anni più si pensa meno alle amicizie: il lavoro, l’amore, la vita frenetica, qualche hobby da coltivare lasciano passare in secondo piano l’amicizia cosa che invece sembrava indispensabile quando si è dei ragazzi. Anche il personaggio di suor Claudia fa riflettere parecchio, una donna dura, che sembra quasi un muro, una persona di poche parole che racchiude tanta saggezza e che è quasi importante come il protagonista per la narrazione.

Mi ha fatta riflettere parecchio questo romanzo e mi sono segnata pure alcuni passaggi per non dimenticarmi di frasi che mi hanno colpita. E’ davvero raro che questo mi succede quando leggo dei thriller in genere ma questa volta posso dire di essere davvero soddisfatta. Consigliarne la lettura? Certamente senza alcuna ombra di dubbio ed anch’io cercherò di convincere gli altri miei amici lettori a provare questo bravissimo scrittore. Che sia lui il mio preferito italiano? Forse ci stiamo avvicinando.

Spero di avervi aiutati nella scelta della vostra prossima lettura. Un abbraccio Romina.

Due biglietti per la felicità (Caroline Vermalle)

”’L’ACQUISTO”’
Salve a tutti anche oggi sono qui per raccontarvi l’ultimo libro che ho finito di leggere ieri sera prima di andare a dormire. Chi mi legge sa che non riesco a rinunciare alle offerte soprattutto quando si parla di romanzi, a volte scelgo anche senza soffermarmi troppo sull’autore o sul titolo ma solamente per il fatto che ci siano delle letture a prezzo scontato. E così è successo circa un mese fa quando sono andata al Mediaword con mio marito. Lui doveva scegliere un frullatore ad immersione ed io mi sono eclissata e sono sparita nel reparto libri. Mi sono un po’ rattristata perché in questo store il reparto dedicato alla lettura sta lentamente scomparendo ma c’era un bellissimo espositore con un cartello sopra: 2 LIBRI = 9,90€. Non avevo mai acquistato un romanzo della collana Universale Economica Feltrinelli un po’ perché il costo dei racconti era un po’ alto e un po’ perché non avevo mai trovato un titolo che mi attirasse. Ma l’offerta mi allettava parecchio e mi sono messa a cercare due titoli che avrebbero potuto interessarmi. Ho sentito parlare molto bene di Chiara Gamberale così il primo romanzo che ho scelto è stato uno dei suoi scritti ma per il secondo il vuoto completo. Autori che non avevo mai sentito parlare prima e libri ignoti alla mia conoscenza. Era da un po’ che stavo rovistando tra le pile quando mio marito mi si presenta alle spalle con il suo frullatore. Bene ora di andare a casa ed io non avevo ancora scelto la seconda lettura. Così ho preso il titolo che mi ispirava di più senza leggere il retro o la trama: DUE BIGLIETTI PER LA FELICITA’. Non ero molto convinta della mia scelta ma al massimo avevo gettato al vento poco meno di cinque euro. Così ho deciso di leggerlo in tempi brevi e mi ci sono immersa.

”’L’ARGOMENTO DEL ROMANZO”’
Ora vi racconto un po’ di me. Dopo il diploma il mio sogno era diventare sceneggiatrice così mi sono iscritta all’Università di Lettere e Filosofia con indirizzo Dams cinema. Purtroppo nella vita succedono cose che ti impediscono di realizzare i tuoi sogni più grandi e ho dovuto smettere di frequentare quando mi mancavano quattro esami alla laurea. Il tempo è trascorso ed io mi tengo il mio libretto universitario come un ricordo. Ma la cosa più bella che mi è capitato mentre studiavo è di visitare i vecchi cinema di Bologna. Ovviamente la materia da me scelta implicava la visione di svariati film e di svariati generi e le proiezioni erano fuori dall’università in cinema non molto frequentati che però davano veramente l’idea di essere in un posto magico, quasi fuori dal mondo, dove c’eri tu e la proiezione che stavi guardando.

Non sto parlando di film attuali ma quelli che hanno fatto la storia del cinema almeno secondo il parere del professore che ci insegnava la materia. Ho sempre pensato che il cinema fosse un luogo magico dove tutti i problemi restano fuori ad aspettarti e tu non devi fare altro che lasciare vagare la mente per due o tre ore e dimenticarti di tutto.

Certo con l’avvento delle multisale tutta questa magia è scomparsa. Posti prenotati via internet, proiezioni non stop e non c’è più la scelta del proprietario del cinema ma si proietta di tutto poi se qualcosa non funziona lo si toglie immediatamente. Certo le poltrone sono più comode c’è persino il posto dove mettere i pop corn e la bevanda, l’acustica è migliore e il riscaldamento funziona alla perfezione ma per me la magia del cinema è scomparsa. E piano piano i vecchi stabili che contenevano i cinema di una volta stanno chiudendo. Anche nel mio piccolo paesino dove un cinema bello grande a prezzi ridotti faceva trascorrere delle belle serate è stato raso al suolo per costruire un bel borghetto di case nuove.
Ecco questo è l’argomento principale del romanzo la chiusura di un cinema storica o meglio il suo abbattimento per costruire un grande ed innovativo centro commerciale.

”’LA TRAMA”’
Rose è una famosa violoncellista. Fin da bambina la musica ha fatto parte di lei. Niente e nessuno poteva impedirle di suonare e sembrava che il suo talento fosse davvero inarrestabile. Rose possiede tutto quello che una persona possa desiderare: talento da vendere, fama mondiale e tanto tanto denaro. E’ riuscita a fare del violoncello la sua professione e la fa anche maledettamente bene ma ha perso la felicità. Troppe aspettative, un mondo che non fa più per lei ovvero quello fatto di apparenze e di poca sostanza la stanno allontanando dal suo amore per la musica. Così decide di abbandonare tutto e di tornare nella vecchia casa dei nonni in un piccolo centro balneare di Villerude sur Mer. Questo luogo è sempre stato molto caro per lei ed i ricordi di quando era bambina e vi trascorreva lì tutte le estati non l’anno mai abbandonata.

Antoine è un abitante del luogo nato e cresciuto lì. Di aspetto non è particolarmente avvenente ma tutti gli abitanti di Villerude lo rispettano e lo amano perché è sempre disponibile per aiutarli. Antoine è veramente bravo ad aggiustare qualsiasi cosa. Da bambino era stato innamorato perdutamente di Rose e quando aveva deciso di dichiarare i suoi sentimenti lei è scomparsa e non è più tornata a trovare i nonni.

A Villerude c’è un vecchio cinema non più in grado di proiettare prime visioni per i costi troppo elevati ma Camille, il proprietario, assieme al club del cinema del paese, lo tiene in vita riproponendo vecchi film che non possono essere dimenticati. Antoine aiuta spesso Camille ad aggiustare qualche macchinario che si è rotto e così, con il trascorrere del tempo, sono diventati amici.

Camille è una persona ormai in là con gli anni, è vedovo e la sua unica compagnia è un cane che lo aiuta a trascorrere i momenti della giornata in cui si sente particolarmente solo dopo la morte della moglie. Una sera Camille muore e Antonie si ritrova quasi per caso a dover occuparsi del cinema Le Paradis senza sapere veramente cosa fare ma felice perché questo cinema che trasmette oramai solo pellicole in bianco e nero sembra essere il rifugio domenicale di Rose. Rose non ha riconosciuto Antonie quando lo ha incontrato ma lui sì e non fa altro che pensare a lei e all’amore che sembra davvero l’unico che abbia provato in tutta la sua esistenza.

Il sindaco però ha intenzione di vendere il cinema ad un imprenditore del paese per essere demolito. L’uomo in questione vuole costruirci un parcheggio per poi fabbricare un bel agglomerato di case tutto intorno e diventare più ricco di quello che già è. Si tratta di un cimelio della storia del paese e Antonie si prende a cuore il destino di quel vecchio cinema assieme a tutta la popolazione di Villerude…

”’E PER FINIRE”’
Non vado avanti con la trama perché rischierei davvero di rovinare la sorpresa a chi decide di dedicarsi a DUE BIGLIETTI PER LA FELICITA’. E’ strano ma a volte io credo che sia il libro a farsi scegliere da me e non il contrario e queste è una di quelle volte. E’ un genere che mai avrei scelto se avessi letto la trama sul retro ma nonostante tutto l’ho adorato. E’ un romanzo tenero e fresco dove i sentimenti sono i padroni di tutta la trama. Certo alcuni avvenimenti sono surreali ma la delicatezza con cui sono raccontati li fanno apparire come veri. E’ dolce senza esagerare mai, è innocente ma fa riflettere davvero tanto. Un insieme che ho sempre fatto fatica a trovare in tanti autori ma Caroline Vermalle c’è proprio riuscita. Quando si finisce di leggere un sorriso di felicità rimane stampato in faccia per un po’ perché questo è un racconto che può far credere che le cose possono essere cambiate se veramente lo si desidera.
Mi è piaciuto moltissimo e l’ho letto davvero in fretta in quanto volevo sapere a tutti i costi come sarebbe andato a finire ed anche il finale non mi ha delusa anzi ha concluso degnamente tutto il racconto.
Consigliarlo? Certo assolutamente senza ombra di dubbio. E’ un romanzo più femminile ovviamente ma è una lettura davvero piacevole.
Spero di avervi aiutato nella scelta della vostra prossima lettura. Un abbraccio Romna.

America perduta. In viaggio attraverso gli Usa (Bill Bryson)

NON HO MAI AMATO I LIBRI DI VIAGGIO
Sono una persona che si annoia molto in fretta, in qualsiasi campo ci si trovi. Ma nei libri raggiungo la mia selezione naturale evitando sempre determinate letture. Non amo le descrizioni interminabili di luoghi, monumenti, paesaggi. Dopo circa tre righe inizio già a sbadigliare, non amo i racconti del passato, non amo i classici che chiunque dovrebbe leggere almeno una volta nella vita e così evito accuratamente alcuni generi, non entro nemmeno nelle corsie della libreria se vedo scritto sopra viaggi. Lo so che evitando alcune volte mi precludo tante cose ma sono sempre stata fatta così e a quarantadue anni non credo che valga la pena sconvolgere le mie abitudini.

LE MIE VACANZE
Io e mio marito abbiamo una concezione forse un po’ strana del fare viaggi durante le vacanze. Premetto che ho una paura folle di volare quindi tutti i miei giretti sono in Italia, non amiamo molto il mare e quindi spesso e volentieri ci cimentiamo nella visita delle città. Ai viaggiatori esperti sembrerà quasi una follia ma noi non acquistiamo mai nessuna guida, non facciamo mai dei programmi di viaggio e ci affidiamo ai nostri piedi ed alla fortuna di trovarci qualcosa di bello davanti. Non siamo quelli che entrano in tutti i musei, quelli che fotografano tutti i monumenti da ogni angolazione, noi guardiamo e poi proseguiamo. Difficilmente però in una città ci siamo dimenticati di vedere qualcosa…andiamo un po’ di fretta per dedicarci anche ad altre cose…

L’ACQUISTO DEL LIBRO
Ho trovato questo romanzo su Google Books. Come al solito non avevo mai sentito parlare né dell’autore né di questa sua opera ma così per curiosità ho iniziato a leggere a computer le prime pagine. Mi sembrava un racconto abbastanza simpatico così ho deciso di acquistarlo per la modica cifra di €5,99 e di leggerlo con il mio super kobo che ormai è diventato parte della mia borsa e non dimentico mai di portare con me.

AMERICA PERDUTA
Siamo nell’anno 1989 quindi credo che di cose ne siano cambiate parecchie ma questo romanzo è un viaggio attraverso l’America di quel periodo. Un quarantenne che ha appena perso il padre decide di andare a spasso per gli Stati Uniti cercando di visitare il più possibile. Non è una persona di grandi pretese, non vuole vedere i luoghi lussuosi, non vuole fare quello che fa normalmente un semplice turista, vuole mettersi a bordo dell’automobile prestatagli da sua madre e percorrere tanti più chilometri possibili alla ricerca dei momenti lontani. Quando da piccolo con tutta la famiglia partiva per le vacanze, quando andava a trovare i suoi nonni, quando era ancora spensierato e felice. Così il protagonista ci guida un po’ ovunque…attraverso sconfinate distese di asfalto dove non si incrocia nessuno per chilometri, passa e non si ferma in tutti gli stati del New England, e ci porta nella terra dei cowboy e degli indiani. Presta attenzione a luoghi che nemmeno esistono sulla sua piccola guida che porta sempre con se. Abbandonato i ricordi da bambino decide anche di scoprire cose nuove così arriva a Washington, a Savannah, nei parchi nazionali della California anche se non riesce a visitare quello che gli interessa per la troppa gente, visita le cittadine universitarie del sud e arriva anche in località sciistiche dove la neve arriva anche a trentacinque centimetri da terra. Non ha nessun compagno di viaggio se non una radio che posiziona sempre sulle frequenze locali e ogni tanto fa amicizia con qualcuno che incontra nel suo passaggio ma sono i ricordi che gli tengono compagnia per tutta l’attraversata.

COSA NE PENSO
Sono rimasta davvero stupita da quanto mi siano volate queste trecento pagine o poco più. Pensavo di fermarmi dopo le prime venti, di mollare alla centesima ma poi il racconto è finito senza che nemmeno me ne accorgessi. Lo stile ironico, il suo modo di viaggiare molto simile al mio senza soffermarsi troppo sulle cose importanti ma di ricercare quel particolare che ti farà ricordare per sempre il luogo che visiti mi hanno catturata. Certo è tutto un altro mondo ora. Quando descrive Las Vegas dice che tra un casinò e l’altro ci sono interminabili spazi vuoti mentre da quello che vedo nei documentari ora nulla è più vuoto in quel luogo. Mi ha sempre incuriosita l’America ma credo che per visitarla non bastino le mie ferie di quindici giorni…mi piacerebbe trascorrerci un anno e girarla proprio come ha fatto il protagonista di questo racconto.
Mi sento di consigliarlo davvero questo romanzo. America perduta è un misto di ironia, ricordi e luoghi, un libro di viaggio diverso dal solito.
Spero di avervi aiutato nella scelta della vostra prossima lettura. Romina