La misura dell’uomo (Marco Malvaldi)

Buongiorno a tutti. Oggi voglio parlarvi dell’ultimo libro che ho finito di leggere ieri pomeriggio. Anche questa volta ho variato i miei soliti generi e anche questa volta l’ho fatto per puro caso. Sempre con il Club degli Editori (ormai l’avrete capito che sono pigra e che non vado molto in giro per le librerie altrimenti rischierei di portarmi a casa troppi libri) ho acquistato le due proposte raccomandate o meglio non ho rifiutato la consegna tramite mail e mi sono arrivati due romanzi che non conoscevo affatto. Certo lo scrittore Marco Malvaldi non mi è nuovo in quanto la sua serie sul Bar Lume mi era piaciuta davvero tanto ma stavolta lo troviamo sotto un’altra veste.

Non ho mai amato molto la storia a scuola. Forse per colpa di chi ha cercato di insegnarmela, forse perché c’erano troppe date o troppi avvenimenti da imparare a memoria e a me piace più ragionare ma proprio non mi andava giù. Mi ricordo, anche a distanza di tanti anni, che mi annoiava terribilmente ascoltare le vicende che riguardavano il passato soprattutto perché non capivo cosa centrassero con la mia vita. Poi ho iniziato a leggere alcuni libri storici. Non posso dire che ho cambiato totalmente idea ma, grazie ad alcuni grandi scrittori, ho imparato ad apprezzare un po’ di più la storia perché venivano narrate le vicende della gente e mi trovavo meglio che imparare date ed avvenimenti in serie. Ma non posso considerarmi un’esperta anzi sono molto ignorante e ci sono periodi della storia che per me sono arabo.

E mi sono ritrovata proprio con un giallo storico. La prima idea è stata quella di rimetterlo nella libreria e di fare finta che fosse un libro già letto. Più avanzo con l’età e più divento selettiva anche in fatto di letture. Ma difficilmente riesco a barare così senza nemmeno provarci e così ho iniziato la lettura di La misura dell’uomo. Il mio scetticismo verso questo genere è andato un po’ scemando man mano che avanzavano le pagine. Malvaldi è veramente bravo nel suo lavoro di scrittore ed è stato in grado di trasformare una serie di informazioni storiche in qualcosa di semplice, ironico e facile da ricordare. Il suo linguaggio moderno dove accenna anche a internet o agli influencer e la descrizione dei personaggi storici in modo un po’ canzonatorio fanno la narrazione molto più leggera e scorrevole dei normali libri storici. Infatti come dice Malvaldi i personaggi storici in effetti non sanno che diventeranno tali e quindi si comportano come persone normali con i loro pregi ed i loro difetti.

Ma questo non rende il romanzo meno credibile anzi aiuta solamente il lettore a non annoiarsi troppo nei dialoghi tra i vari personaggi soprattutto quelli bellici o di strategia militare. Si vede chiaramente lo studio di Malvaldi per il periodo che racconta, si vede anche il suo impegno nel inserire un giallo tra le varie vicende per alternare i racconti seri ad un mistero che sarà l’investigatore Leonardo da Vinci a cercare di risolvere.

TRAMA

Siamo nel 1493 in ottobre. La morte di Lorenzo il Magnifico continua a farsi sentire e la popolazione è ancora in lutto per questo. Cristoforo Colombo con le sue caravelle ha aperto tutti gli orizzonti del Nuovo Mondo. Anche il sistema finanziario sta cambiando e si sta consolidando con l’entrata e la diffusione delle lettere di credito ovvero una specie di mutuo dell’età moderna. Milano sotto la guida di Ludovico il Moro sta trascorrendo un periodo di rinascimento economico e politico. Tutti quelli che si aggirano nei cortili del Castello o in giro per i Navigli hanno occasione di incontrare un uomo abbastanza strano: sulla quarantina, vestito di rosa e sempre assorto nei suoi pensieri, sembra quasi che non noti quello che gli sta intorno anche se non è del tutto vero. Quest’uomo ha una bottega e vive praticamente nei locali vicino ad essa con la madre ed un giovane assistente un po’ scapestrato, con qualche difetto ma dal cuore buono. Quest’uomo è un po’ dispettoso nei confronti degli altri, a volte può sembrare anche altezzoso ma data la sua cultura non è cosa molto strana. E’ uno dei primi vegetariani della storia in quanto non mangia carne , è difficile capire i suoi scritti in quanto lui usa la scrittura al contrario e, purtroppo fa molto fatica ad essere pagato da chiunque chieda i suoi servigi anche se lui li ha sempre assolti in maniera abbastanza puntuale e molto bene. Si tratta di Leonardo da Vinci.

Leonardo è molto famoso per le sue doti di inventore e la sua fama arriva fino alla corte di re Carlo VIII in Francia che manda due suoi ambasciatori a Milano per chiedere sostegno nella guerra contro gli Aragonesi ma anche per rubare il taccuino di Leonardo dove lui annota tutte le sue scoperte ed invenzioni e che tiene sempre sotto la sua tunica vicino al cuore per non dimenticarsi di nulla. I Francesi credono che Leonardo abbia inventato una specie di robot invincibile per la guerra.

Dal canto suo Ludovico il Moro è un po’ infastidito nei confronti di Leonardo che è in ritardo per il completamento della scultura di un enorme cavallo in onore di suo padre. Così chiede a Leonardo di aiutarlo per un problema molto importante. Un uomo è stato trovato senza vita proprio nel cortile del Castello. Sul suo corpo non vi è nessun segno di lotta o di violenza quindi deve essere deceduto per qualche altro problema. Il primo allarme è che si tratti di peste ma non vi sono segni sul corpo di questa terribile malattia. Così Leonardo che era l’uomo che ne conosceva di più di anatomia in tutto l’impero viene incaricato da Ludovico il Moro di praticare un’autopsia sul corpo per verificare la causa della morte…

IL MIO PARERE

E siamo giunti alle conclusioni. Non pensavo di sorridere leggendo un giallo storico, non pensavo di immaginarmi i grandi di un tempo come persone normali, a volte buffi, che fanno errori e che cercano di rimediare nel miglior modo possibile. Certo non sto parlando di un trattato di storia non fraintendetemi quello non sarei mai riuscita a finirlo ma questo romanzo mi è piaciuto nel suo genere. Il linguaggio scorrevole di Malvaldi, le sue battute intercalate tra la vera storia mi hanno accompagnata nel fine settimana e non mi è mancata la voglia di finirlo.

Non lo avrei mai acquistato se avessi letto la trama ma ora non mi sono pentita di averlo fatto. Primo ho imparato qualcosa di storia e questo è già un passo avanti per me e poi ho scoperto un genere che non mi dispiace poi troppo. Sicuramente qualcuno leggendolo avrà trovato degli errori storici in quanto ci sono davvero tanti personaggi e alcuni di essi purtroppo non sono poi tanto approfonditi ma io l’ho apprezzato molto.

Consigliarlo? Certo che sì. Non si tratta di un capolavoro della letteratura ma è un romanzo carino dove il mistero da risolvere aiuta a conoscere la storia in un modo inusuale per me.

L’IMPERO DIPINTO (BARBARA STEFANINI)

Buongiorno a tutti. Leggendo le pagine di questo libro sono ritornata un po’ ragazzina. Quando ero adolescente adoravo leggere i libri del genere fantasy. Mi piaceva viaggiare con la fantasia in mondi diversi dal nostro, con personaggi che avevano doti speciali non comuni a noi mortali, mi piacevano le battaglie con la magia anche se spesso e volentieri mi arrabbiavo perché i libri non erano autoconclusivi ma dovevi attendere tempo per l’uscita del prossimo episodio. E questo è stato uno dei motivi per cui ho abbandonato questo genere. L’altro è perché sono cresciuta e la mia fantasia ha smesso di creare mondi diversi cercando di apprezzare quello a cui appartengo anche se mi accorgo che è sempre più difficile.

Scrivendo questo piccolo blog, ho iniziato a seguire anche chi come me ama leggere molto e ho trovato dei bellissimi articoli da tante persone. Circa tre settimane fa mi arriva una mail in cui mi si chiede di leggere e di commentare un romanzo. Sulle prime ho pensato di non essere in grado di farlo in quanto ho dei gusti molto particolari in fatto di letture. Io leggo per svago, non amo i libri descrittivi, quelli politici, quelli psicologici, leggo per trascorrere i pomeriggi in cui sono a casa dal lavoro senza dover pensare a nulla. Poi ho deciso di iniziarlo ugualmente…sono sempre sincera se non mi fossero piaciute le prime dieci pagine avrei interrotto la lettura e scritto all’autrice che il romanzo non faceva per me. E’ brutto dirlo lo so ma con il tempo ho imparato che le bugie fanno più male di una brutta verità.

E così ho iniziato L’impero dipinto…La prima cosa che mi è piaciuta è che all’inizio del romanzo ci sono elencati tutti i personaggi e sono davvero tanti…senza questa legenda avrei fatto un po’ fatica a ricordami tutti gli abitanti delle Terre che popolano il libro. Un’altra cosa che subito mi ha colpita è il linguaggio semplice con cui la storia è raccontata, molto scorrevole anche se pieno di dettagli che aiutano a capire il lettore, ma mai prolisso. Il ritmo di narrazione è buono e non annoia. I personaggi sono caratterizzati molto bene ed ognuno ha delle caratteristiche che lo rendono particolare agli occhi del lettore. La storia non è troppo complicata e, dopo le prime 40 pagine si entra davvero in un altro mondo.

L’ho letto molto lentamente rispetto al mio solito modo di divorare i romanzi in quanto volevo proprio dare un parere sincero a questa ragazza che mi aveva chiesto di recensirlo, ma verso la fine non ho resistito e ho iniziato a velocizzare la lettura perché volevo proprio sapere come andasse a finire…

TRAMA

Il romanzo inizia nella nostra epoca il 20/07/2011. Il dottor Brandon Shepard trova un grande libro ancora intatto scritto in un linguaggio a lui oscuro dove sembra che si parli di una civiltà mai conosciuta prima ma abbastanza evoluta. E’ difficile decifrare quello che contiene ma le poche frasi che si riescono a capire fanno pensare ad una scoperta molto importante.

Si fa riferimento agli Dei che sembrano sorvegliare questo Impero Dipinto e che dovranno stabilire chi sono i loro prediletti. Primo tra tutti L’imperatore (l’unico personaggio senza un nome) che è la guida suprema ed è il favorito del Sole. Poi si passa ai Pantelici. Il Pantelico più importante è l’Adamantino il braccio destro dell’Imperatore e il ministro degli Dei. Lui ha poteri speciali in quanto è il pupillo della Luna. Poi ci sono i Consiglieri che affiancano nel loro cammino i sovrani dei Quattro Regni dell’impero ovvero Terra Verde, Terra Gialla, Terra Rossa e Terra Blu e i Pantelici Maestri che hanno il compito di insegnare ai futuri designati come comportarsi e cosa sapere.

I futuri Pantelici saranno scelti nel giorno del loro ventesimo compleanno tra tutti i principi di ogni Terra quando sulla loro mano sinistra apparirà una stella e, a seconda del colore della stella, sapranno quale sarà il loro futuro ruolo nell’Impero Dipinto.
I giovani Pantelici designati dovranno trascorrere cinque anni presso una scuola per poi ricoprire il ruolo al quale sono stati assegnati dagli Dei. Il loro predecessore abbandonerà il proprio corpo, ma il suo spirito non morirà mai: vivrà per sempre nel Bosco Sacro sotto forma di albero e aiuterà tutti coloro che chiederanno il suo aiuto.

La vera trama inizia con una riunione del Gran Consiglio dei Regnanti dell’Impero. L’imperatore ormai molto avanti con gli anni sembra molto preoccupato per il futuro di tutto il suo regno e della gente che lo popola. I suoi sembrano solo presentimenti ma il Pantelico Adamantino gli conferma che ha avuto una visione. Gli Dei hanno deciso di mettere alla prova tutti i principi. Vogliono vedere la loro integrità mentale, il loro attaccamento ai ruoli che gli sono stati assegnati tentandoli con sentimenti e desideri che non avevano mai provato prima di allora. I nuovi prescelti a succedere ai loro genitori dovranno quindi essere degni nella guida delle diverse Terre e dovranno comportarsi in maniera consona al loro ruolo assegnato.

Dopo la riunione sembra che tutti i destini dei giovani siano stati decisi e, anche se qualcuno di loro ha qualche invidia nei confronti degli altri tutti sembrano accettare il volere degli Dei. Ma più in profondità iniziano a nascere amori proibiti, matrimoni combinati che non avranno un gran futuro e tanti, tantissimi complotti per primeggiare sul potere degli altri…Gli Dei sembrano guardare un po’ indifferenti cosa sta succedendo…

IL MIO PARERE

Trovo che recensire i libri fantasy sia davvero complicato forse più di leggerli veramente. Avrei voluto dilungarmi un po’ di più con la trama visto che alla fine del romanzo avevo anche imparato a memoria tutte le persone di spicco di ogni Terra segno che il romanzo mi ha coinvolta molto. Certo non si tratta di un libro impegnato e lo vedo molto un romanzo per gli adolescenti che amano le storie un po’ diverse e sopra le righe ma è un bel romanzo ed io l’ho apprezzato molto. E’ autoconclusivo anche se poi, navigando nel web, ho visto che ci sono altri due libri legati a questo. Comunque nell’Impero Dipinto la storia inizia e finisce.

Non so se leggerò mai il seguito perché ho abbandonato i fantasy da un po’ e a 47 anni mi sembra una cosa normale ma lo consiglio davvero: è scritto molto bene ed è anche interessante. Un ringraziamento a Barbara Stefanini l’autrice che me l’ha donato perché mi ha fatto davvero una bella sorpresa.

Consigliarlo? Certo ovviamente se amate il genere oppure se volete fare un salto con la fantasia in uno mondo che non è il nostro ma che come tutti i mondi qualche problema c’è anche lì.

Mi chiamo Lucy Barton (Elizabeth Strout)

Buongiorno a tutti. Vi svelo un segreto: tutti gli anni faccio una gara con me stessa. Cerco di superare il numero di libri letti l’anno precedente. L’anno scorso ho davvero esagerato e, quando ho visto il numero di quest’anno, mi sono un po’ rattristata visto che ormai siamo a fine novembre. Così dalla mia alta pila di libri in attesa di essere scelti ho preso il più sottile e con meno pagine possibili per aumentare la mia scommessa. Sinceramente non mi ricordo di aver acquistato Mi chiamo Lucy Barton forse mi è arrivato in regalo dal Club degli Editori ma sono sicura che non ho scelto io questo romanzo.

Voglio precisare questa cosa perché è un genere che non mi ha mai attirato. Spesso fatico a sopportare la mia di vita figuriamoci se mi addentro così profondamente in quelle degli altri. Ma il modo in cui la scrittrice racconta di Lucy non è male, il linguaggio semplice, i paragrafi corti aiutano il lettore a non annoiarsi troppo e ad avere un certo ritmo nella lettura. Elizabeth Strout ha un bel modo di scrivere, sa come essere incisiva quando serve e come lasciare che un discorso si chiuda senza lasciare nulla al caso.

L’argomento di cui tratta questo romanzo gira attorno alla famiglia. Una famiglia che la protagonista a volte ha odiato profondamente ma da cui non è capace di staccarsi anche se è da tantissimo tempo che non li vede, perché lei è riuscita a prendere una strada migliore, una via che l’ha separata dalla povertà in cui è cresciuta, dalla voce stridula di sua madre, dai suoi strani fratelli e da quel padre che le riservava solamente tanta violenza.

La maggior parte di noi ha dei ricordi familiari che fanno ancora male. Forse perché la famiglia è il primo ambiente dove siamo cresciuti, forse perché la famiglia ha sempre significato casa, calore, sentimenti, anche se il più delle volte non è veramente così. E’ proprio nel seno della famiglia che a volte si soffre di più, i genitori spesso non sono maestri nel loro ruolo e spesso non sanno cosa fare e come comportarsi. Il ruolo di genitori è importante ma bisogna considerare che anche loro sono stati bambini e non sono esseri infallibili come credevamo da piccoli.

Tra le righe di questo romanzo ho trovato tanto a cui pensare, ho rivissuto un po’ la mia infanzia, i problemi con mio padre che non mi ha mai detto “ti voglio bene” proprio come la madre della protagonista, ho ripensato a mia madre che comperava i regali anche da parte sua senza che lui lo sapesse per farmi felice e farmi credere che la loro situazione fosse diversa da come si presentava ai miei occhi. Ho provato anche la nostalgia di non averli più qui con me e come appaiono diverse le cose a distanza di tanti anni: si dimenticano le cose più brutte o meglio si dà loro una spiegazione e si ricordano solo i momenti felici o quelli che sembravano tali…

TRAMA

Lucy è una donna ormai, ha la sua vita, fa la scrittrice, è sposata e ha due figlie meravigliose. Da tre settimane è in un letto di ospedale ricoverata per una complicazione dopo l’operazione di appendicite. La sua febbre non scende e lei ha una immensa voglia di uscire da quelle mura e di abbracciare le sue figlie che le mancano così tanto. Mentre è costretta a letto riceve una visita: sua madre. Erano anni che non si incontravano di persona, qualche telefonata ogni tanto ma nulla più di questo. La madre non è più giovanissima e non è mai stata in grado di viaggiare ma è partita dall’Illinois, ha preso il primo aereo della sua vita e l’ha raggiunta a New York per darle un po’ di conforto.

Il rapporto tra loro non è mai stato dei migliori. La povertà di quando Lucy era bambina sembrava averle allontanate sin da subito. Ma Lucy non prova dei risentimenti nei confronti di sua madre anzi ha sempre cercato il suo affetto e quando si sente chiamare Bestiolina come da piccola a Lucy le si riempie il cuore di gioia. Lucy vede sua madre molto cambiata sia nell’aspetto fisico che nei modi ma soprattutto nella voce. E’ diventata più morbida fisicamente e la sua voce è diventata molto più dolce di un tempo.

Lucy chiede alla madre di raccontarle una storia, di farla entrare nel suo mondo. Un mondo diverso dal suo, un mondo in cui sua madre non ha mai dormito veramente ma ha solo fatto qualche sonnellino sulla sedia, un mondo dove sua madre ha perdonato le angherie del marito verso i figli solamente perché lo comprendeva. E così la madre di Lucy le racconta delle persone che conosce: della sua conoscente un po’ altezzosa Kathie Nicely, della sua cugina molto sfortunata Harriet, della bellissima Mississippi Mary che era davvero povera. Sembrano chiacchiere tra amiche, pettegolezzi che si fanno davanti ad una tazza di caffè ma questo rassicura tanto Lucy assieme ad un medico molto gentile che vuole farla guarire prima di dimetterla.

Dopo cinque giorni la madre se ne va senza dire nemmeno una volta a Lucy che le vuole bene anche se lei glielo chiede espressamente e la vita di Lucy continua…

IL MIO PARERE

Ho detto poco della trama anche perché il romanzo è davvero molto corto: 160 pagine scritte molto in grande e non voglio mai rovinare la lettura a chi ha intenzione di scegliere Mi chiamo Lucy Barton. E’ una specie di biografia di una donna che ripensa al suo passato e guarda al suo futuro ma non mi ha colpita molto. Certo mi ha fatto pensare, mi ha fatto ricordare cose che avevo cercato di nascondere in un angolino della mia testa matta per non farle uscire di nuovo ma non ho trovato empatia con il personaggio. A volte la scrittrice racconta una vicenda e la lascia incompiuta. A volte racconta troppo. Una specie di diario scritto molto bene ma che non mi ha coinvolta fino in fondo. Ci sono davvero passaggi e frasi che fanno riflettere il lettore ma nulla più di questo.

Consigliarlo? Beh secondo il mio parere di lettrice non me la sento proprio anche se è un romanzo scritto bene, scorrevole ed in due orette si finisce tranquillamente ma sono sicura che tra qualche mese mi sarò dimenticata anche il titolo!

LA MEDIUM DI SOUTHAMPTON ROW (ANNE PERRY)

Buongiorno a tutti. Oggi ci facciamo un salto nel tempo nei gialli del passato. Ho appena terminato questo romanzo ambientato nel 1880 e pubblicato con la collana dei gialli Mondadori. Quando ho iniziato a leggere libri gialli circa 20 anni fa si poteva trovare questa serie anche nelle edicole e costavano davvero poco. Così ne ho acquistati tantissimi e sto ancora cercando di terminarli. La mia pila di libri da leggere sembra infinita ma mi dà la rassicurazione che ho ancora tante cose da fare!!! Mio marito dice che sono troppo spendacciona e che dovrei finire i romanzi in mio possesso prima di acquistarne ancora ma ci sono così tanti libri che mi interessano che trovo difficile ignorare una libreria quando me ne capita una davanti.

Ogni tanto mi piace leggere qualche giallo datato perché mi piace paragonarlo a quelli attuali. Certo il modo di narrare è un po’ diverso, ci sono più descrizioni dettagliate, i personaggi sono molto caratterizzati e i colpi di scena sono meno esplosivi ma anche il linguaggio con cui sono scritti è variato nel tempo. Trovo che sia più elegante, rispettoso con termini che, con il passare del tempo, sono quasi stati dimenticati dagli scrittori attuali.

Non è stata una lettura semplice. Il romanzo parte come se i protagonisti li si conoscesse già. Certo Anne Perry ha fatto una serie con Thomas Pitt come protagonista (questo l’ho imparato dopo aver iniziato il libro) ma io non ne ero a conoscenza e ho fatto un po’ di fatica ad entrare nella trama. Anche la storia non mi interessava più di tanto. Non sono una fan della politica, non lo sono mai stata e ora come ora credo di aver fatto la scelta giusta. Le corse al potere, i tranelli di un candidato alle elezioni a sfavore del suo antagonista non li ho mai potuti sopportare, le cattiverie e le false promesse non fanno proprio per me soprattutto in un periodo come questo dove è difficile prendere una posizione. Ma la corsa al potere c’è sempre stata e anche nel passato non ha certo risparmiato i candidati.

L’altro argomento del romanzo è proprio l’assassinio di una medium. Quando ero ragazzina (e non stiamo parlando del paleolitico) mi ricordo che queste figure erano più di moda. Era da tanto tempo che non sentivo parlare di una seduta spiritica, di rievocare i defunti per chiedere loro qualcosa, per poterli riavere un’ultima volta accanto. Mi ricordo che quando ero ancora piccolina mia madre era davvero affascinata da queste cose e che ci credeva fermamente. Io sono sempre stata molto scettica invece e a volte la canzonavo per questo ma capisco che era una moda come ne sono passate tante davanti ai miei occhi.

TRAMA

Thomas Pitt è stato declassato nel suo lavoro ed ora si ritrova ad essere un semplice sovrintendente. Tutto per colpa del suo nemico da sempre Charles Voisey . Pitt è perseguitato da quest’uomo, ha dovuto persino nascondere la sua amata moglie in un altro paese pur di non fargliela trovare. Le minacce di Voisey raramente non vanno a segno quindi Pitt non ha potuto fare altro. E adesso Voisey si sta per candidare alle elezioni politiche e, con la sua influenza è già considerato il vincitore. Ma se viene eletto la minaccia più grande è che potrebbe corrompere l’intera giustizia britannica.

Come in ogni gara c’è un antagonista. E’ un deputato di nome Soddersby. Il suo partito politico è liberale e nella sua mente ci sono tante riforme che andrebbero fatte ma è un uomo molto ingenuo e troppo idealista per combattere contro Voisey.

Una medium viene trovata uccisa soffocata con una benda imbevuta di albume d’uovo. La sera prima aveva fatto una seduta spiritica a cui avevano partecipato 3 persone. Due erano conosciute (sono stati trovati i nomi nell’agenda della medium) ma uno era rappresentato solamente con uno strano simbolo. Maude Lamont era molto conosciuta in città non si sa bene se per i suoi poteri o perché era dedita ad oscuri ricatti politici basati su chi frequentava la sua abitazione e chiedeva il suo aiuto nel poter rivedere una persona cara.

Pitt inizia ad indagare perché ha il timore che la scoperta dell’omicida possa rappresentare per Voisey uno scacco per vincere le elezioni in quanto una delle tre persone che avevano frequentato la medium la sera in cui era stata assassinata era la moglie del suo antagonista…

IL MIO PARERE

Sono stata un po’ vaga nella trama in quanto il finale di questo romanzo mi ha davvero colpita. Pensavo che fosse un libro un po’ lento e che arrivata alla fine mi sarei pentita di averlo letto invece mi ha stupita piacevolmente. Non sono un asso ad indovinare il colpevole e, dopo tutti i gialli che ho letto, mi vergogno anche un po’ ad ammetterlo ma questa volta non ci avevo proprio pensato.

Come ho detto all’inizio è un romanzo molto datato ma la scrittrice è riuscita a tenere la mia attenzione fino all’ultima pagina e poi quando anche il colpevole era stato trovato, mi ha stupita ancora mettendo tutti i tasselli della trama al posto giusto. Certo a chi è abituato ai thriller moderni potrebbe risultare un po’ lento, forse un po’ troppo pieno di personaggi che alla fine possono mettere un po’ in confusione ma ha una bella trama ed il finale a sorpresa riesce a destabilizzare il lettore.

Consigliarlo? Beh su questo sono sempre indecisa…dipende da cosa un lettore vuole trovare in una narrazione. A me non è dispiaciuto e credo che col tempo continuerò a leggere i romanzi di Anne Perry in quanto questa scrittrice ha delle belle idee.

IL SOGNO DELLA CRISALIDE (VANESSA MONFORT)

Buongiorno a tutti. E rieccomi tra voi per commentare la mia ultima lettura. Avevo abolito il Club degli Editori per vari motivi: le nuove uscite sono disponibili solamente dopo troppo tempo, le spese di spedizione non sono poi così basse e a volte mi arrivavano dei libri che non avevo nemmeno ordinato ma che, visto che odio andare alle poste del mio paese, tenevo perché come avrete capito, leggere è la mia passione. Comunque ogni due mesi mi appariva la mail che mi chiedeva se volevo acquistare qualcosa. Mentre guardo le offerte vedo che se facevo un ordine mi avrebbero regalato un altro libro. Ed era un libro di uno degli scrittori italiani di gialli che più mi piacciono: Antonio Manzini. Così ho sfogliato la rivista virtuale e ho scelto un po’ a caso cosa acquistare. Ho cercato qualcosa che non costasse poi molto, qualcosa di diverso dalle mie solite letture e, leggendo le varie trame, sono rimasta molto incuriosita da Il sogno della crisalide.

Sarà stata la copertina con una donna con le ali da farfalla (io ho un braccio pieno di tatuaggi a forma di farfalla), sarà stata la poca descrizione che ho trovato del romanzo e che mi sembrava potesse stimolarmi in qualche modo ma l’ho messo subito nel carrello. E la curiosità me l’ha fatto iniziare poco tempo dopo. Già dalle prime pagine ho capito che era un libro che faceva riflettere, fin da subito ho compreso che ci avrei impiegato davvero molto tempo a finirlo ma non per il numero di pagine (oltre le 500) per i concetti che racchiudeva. Non sapevo se inserirlo nella libreria senza andare avanti o se addentrarmi nel racconto. Ma sono una lettrice e quindi sono curiosa per natura quindi ho continuato. La storia non è male, i personaggi sono caratterizzati molto bene forse tutti un po’ sopra le righe ma chi non lo è in questo periodo, ma la fatica è stata tanta.

Per me leggere significa svago, è una valvola di sfogo dalla vita quotidiana. Quando prendo in mano un libro lo faccio solamente per isolarmi dalla vita di tutti i giorni e pensare a qualcosa di diverso. Con Il sogno della crisalide non ci sono riuscita. A parte le descrizioni forse un po’ troppo noiose, per me la cosa che mi ha destabilizzato di più è che con questo romanzo non sono riuscita ad entrare in un altro mondo ma sono riuscita a complicarmi di più la vita. Ci sono davvero frasi che sembrano proprio scritte per me, ci sono pensieri che mi hanno fatto riflettere moltissimo e non amo queste cose. La mia testolina è già complicata di suo non era necessario leggere un romanzo per far uscire ancora una volta il passato che mi ha fatto male e che piano piano cerco di dimenticare.

Non sapevo che questo libro mi avrebbe colpita così tanto anche perché il mio lavoro e la mia vita sono lontanissime da quella delle due protagoniste ma i concetti che esprime mi hanno aperto delle ferite che pensavo si fossero rimarginate con il trascorrere del tempo. La storia incuriosisce e non è banale ma non riesco ancora a capire se ho apprezzato o meno quello che ho letto. Troppe divagazioni, troppi concetti filosofici, troppe descrizioni a volte superflue rendono la trama un po’ pesante ed è difficile tenere il filo del racconto quando la tua testa viaggia per conto suo per non rivivere situazioni difficili che in qualche modo mi hanno cambiato la vita.

TRAMA…

Il sogno di Patricia è sempre stato quello di fare la giornalista. Fin da ragazzina amava scrivere e si rifugiava dentro le sue storie quando i compagni non la apprezzavano o le compagne la canzonavano. Scrivere è sempre stata la sua passione ed era anche molto brava, forse troppo per il mondo che la circondava e così da candidata a veri premi si è ritrovata a dirigere campagne pubblicitarie di cui non le interessa proprio nulla. La sua vita è molto frenetica, viaggia da un posto all’altro, da un incarico all’altro, da un cliente ad un altro senza mai fermarsi a pensare perché farlo significherebbe far ritornare a galla un passato che le dà fastidio e che cerca di allontanarla dal futuro. Dopo un ricovero in ospedale a New York per un attacco di panico molto violento tutta la sua pseudo sicurezza svanisce lasciando il posto ad una persona molto più fragile di quello che appare agli altri.

Il sogno di Greta è sempre stato quello di diventare suora e di servire la Chiesa. Da quando era bambina non immaginava altro per lei e quando i suoi familiari hanno dato il loro benestare lei è entrata in convento. E per quattordici anni è rimasta fedele alla sua vocazione. Ha rinunciato a tante cose, ha cercato di chiudere la sua mente e soprattutto il suo cuore per fare quello che doveva ma purtroppo è stata cacciata ed ora deve reinventarsi per riuscire a sopravvivere.

Sono due donne totalmente diverse che si ritrovano su un volo sedute una accanto all’altra. Un volo di nove ore dove nessuna delle due ha voglia di condividere qualcosa con l’altra. Due donne che per sopravvivere ai loro problemi si rifugiano negli antidepressivi credendo che possano essere una soluzione momentanea al loro male di vivere.

Con tanto tempo da trascorrere insieme però iniziano a parlare e a raccontarsi. Sono totalmente diverse, le strade che hanno intrapreso nella vita sembrano quasi opposte ma l’essere donne e dover affrontare quasi le stesse sfide inizia ad unirle un po’ e Patricia fa una promessa a Greta. Scrivere un articolo da giornalista che racconti la sua storia. Per Patricia quindi la difficoltà è grande: deve ritrovare la forza di approcciarsi nuovamente al lavoro che ha abbandonato e che ha promesso di non fare più. Dall’altra parte anche Greta ha delle evidenti difficoltà in questo compito. Deve raccontare cose che sarebbe meglio non sapere soprattutto se si parla della Chiesa….

IL MIO PARERE…

Ed eccoci arrivati alla fine. Ed eccomi un po’ in imbarazzo. Non posso dire che questo libro non mi abbia insegnato qualcosa, mi ha fatto pensare tanto e mi ha fatto capire che ogni tanto la vita deve essere presa anche con leggerezza nonostante tutto quello che ti circonda. Mi ha fatto capire che ogni tanto ricominciare da capo non è sinonimo di un fallimento ma di forza di volontà ma la storia non mi è piaciuta. E’ un libro pesante nonostante alcune perle di saggezza. La trama è molto scarna e ci sono tante forse troppe divagazioni che rallentano tutto.

L’argomento trattato ovvero il mobbing è un fenomeno che è stato riconosciuto ufficialmente nel 2010 dalla legge e può essere tutto o niente. Io mi occupo anche di problemi sul lavoro e quasi tutti i giorni sento questa parola dai clienti del Patronato dove lavoro. E’ difficile dimostrarlo, quasi impossibile ma chi non l’ha provato almeno una volta? Il libro mi ha toccata sul vivo in quanto anch’io tanto tempo fa sono stata vittima di questo e per questo sono dimagrita quasi 30 chilogrammi, facevo fatica ad uscire di casa e mi sentivo colpevole di qualsiasi cosa. La mia autostima era sparita e qualsiasi cosa facessi non andava bene né per me, né per chi mi circondava.

E’ arduo uscire da questo e nemmeno ora, a distanza di tanto tempo, posso dire di essere guarita del tutto dalla paura di fallire di nuovo in campo lavorativo ma si cerca di andare avanti e di mettercela tutta per non incorrere negli stessi errori.

Tornando alla lettura io non mi sento di consigliarla. E’ un romanzo difficile da digerire a meno che non interessi proprio l’argomento ed anche se interessa credo che ci siano letture più appropriate di questa. Mi dispiace bocciare un libro ma questa volta proprio non posso farne a meno.

Romina

Giochi d’ombra (Charlotte Link)

PREMESSA…

Buongiorno a tutti. Pescando nella lunga lista dei miei ebook, la settimana scorsa ho deciso di immergermi in questo romanzo di Charlotte Link. La scrittrice non mi era nuova e avevo una voglia tremenda di un bel giallo magari con un finale a sorpresa che riuscisse a stupirmi. Tutti i romanzi di Charlotte Link che avevo letto in precedenza mi erano piaciuti o meglio ho dovuto capire un po’ la scrittrice per entrare in sintonia con lei. All’inizio non la apprezzavo molto perché si perde in tante, troppe descrizioni sia di personaggi che di luoghi che di attimi e la suspence del giallo a volte si perdeva tra le troppe pagine dei suoi romanzi. Poi ho iniziato a vedere tutto in modo diverso, certo le descrizioni lunghe continuano ad annoiarmi, ma nei suoi scritti erano parte integrante di tutto. Erano come la bella cornice di un quadro.

Come avrete capito, però, io vado molto a caso nella scelta delle letture, non mi fisso mai su uno scrittore in particolare perché non ho la pazienza di aspettare l’uscita del suo ultimo lavoro o di pagarlo troppo perché si tratta di un romanzo nuovo. E così era da veramente tanto tempo che non leggevo un libro di Charlotte Link e un po’ mi ero scordata del suo modo di raccontare. Appena l’ho iniziato ero davvero molto felice, finalmente una scrittrice che conosco e che apprezzo, ero proprio sicura che mi sarebbe piaciuto tanto.

Le prime pagine mi avevano abbastanza intrigata, mi sembrava quasi di trovarmi in un giallo di altri tempi, una sorta di Dieci piccoli indiani di Agatha Christie, e anche se il finale mi sembrava molto prevedibile quasi scontato, ero certa che ci fosse qualche colpo di scena che mi avrebbe stupita cosa che Charlotte Link era sempre riuscita a fare, ma, più mi addentravo nella narrazione più rimanevo delusa dalle mie aspettative…

TRAMA…

Siamo a New York l’ultima notte dell’anno. David Bellino è diventato un importante uomo della finanza, una persona che non ha problemi di denaro, che può avere tutto ciò che vuole perché può permetterselo, può avere una fidanzata e riempirla di doni di ogni genere, può avere una bellissima villa, può godersi quello che il suo “patrigno” gli ha lasciato in eredità. David non è una persona facile, non lo è mai stata, ma il suo denaro e la certezza di poter avere una vita agiata lo hanno sempre fatto sembrare un po’ viscido. La sua fidanzata Laura è stata istruita da lui sulle buone maniere, lui le ha insegnato come comportarsi, come vestirsi e, ogni volta che lei sembrava stanca di ascoltare cosa doveva fare e come agire in mezzo all’alta società, lui la addolciva con qualche magnifico regalo e lei non riusciva a rifiutare così è diventata sua moglie.

Da un po’ di tempo però David è turbato, continua a ricevere lettere minatorie e minacce di morte da parte di uno sconosciuto. David sa che la sua vita non è stata sempre lineare, che ha dovuto fare delle scelte a volte penalizzando chi gli stava intorno così decide di invitare a cena per festeggiare il capodanno i suoi quattro amici di infanzia: Natalie, Mary, Gina e Steve, convinto che uno di loro possa essere il colpevole di quelle lettere, convinto che uno di loro potrebbe essere la persona che lo vuole morto.

Tutti e quattro gli amici di David non sono molto felici di ricevere quell’invito dopo tanto, tantissimo tempo che non hanno sue notizie e che non vogliono avere notizie che lo riguardano, ma sono curiosi ognuno in modo diverso, di sapere perché l’uomo che ha distrutto parte delle loro esistenze vuole rivederli. Nessuno di loro è felice e tutti danno la colpa a David perché lui ne è stato in qualche modo la causa.

La cena si rivela un terribile fiasco, c’è astio tra tutti gli invitati persino la moglie di David sembra non sopportare la situazione anche se non conosce nessuno dei presenti. Ogni commensale pensa a come “vendicarsi” di quel vecchio amico e a come sfruttarlo dopo tutto quello che lui ha fatto. Qualcuno riesce anche a scambiare due chiacchiere in privato con lui, senza ottenere quello che sperava, ovviamente ma non tutti hanno questa possibilità. David viene ritrovato morto nel suo studio, ucciso da un colpo di pistola e la sua fidanzata Laura legata e imbavagliata ad una sedia perché dei ladri hanno saccheggiato la villa.

Il caso viene affidato all’ispettore Kelly. Appena arrivato inizia a guardare la scena del crimine e ad interrogare i presenti ma capisce subito che tra loro e David c’era qualcosa che non funzionava. Riesce subito a comprendere l’astio da parte dei presenti nei confronti della vittima. Quindi il lavoro da fare è tanto ma deve riuscire a trovare il colpevole e il modo è interrogare tutti i presenti, compresa la moglie Laura, sul loro passato e su come le loro vite si siano intrecciate a quelle di David…

Inizia così la storia di Natalie, Gina, Steve e Mary raccontata da ognuno di loro e in ogni storia David sembra aver rovinato qualcosa…Quindi ognuno ha un motivo vero per non voler più vedere il vecchio amico, per non averci più nulla a che fare ma chi è disposto ad uccidere?

  PARERE PERSONALE…

Sono davvero molto combattuta se consigliare o meno questa lettura. L’inizio ovvero quello che vi ho raccontato nella trama non era male, forse un po’ scontato e già letto ma le mie aspettative di un giallo pieno di suspence sono morte dopo i primi capitoli. Ogni personaggio viene analizzato e raccontato in varie situazioni della sua vita, ogni personaggio sembra avere un passato molto doloroso che non riesce a dimenticare e la vita di ogni personaggio sembra segnata in negativo dalla presenza di David. David è colpevole di aver lasciato sola Natalie e per questo lei ha subito una violenza, David è colpevole di aver testimoniato contro il fratello di Steve quando aveva giurato di non farlo, David è colpevole di aver abbandonato Mary nel momento del bisogno e lei per questo ha sposato una persona che non ama e che la tratta malissimo e anche con Gina non ha mai risparmiato i commenti negativi che le hanno complicato tanto la vita.

Le descrizioni delle vite dei quattro amici e della moglie non sono male, i personaggi sono delineati molto bene sia riguardo il carattere che riguardo l’aspetto fisico e finanziario di ognuno di loro,  ma non riesco a non dire che qualche volta mi sono annoiata un pochino. Forse le mie aspettative erano diverse…non mi aspettavo un romanzo più psicologico che da lasciare con il fiato in sospeso.

E visto che il finale me l’ero immaginata dopo nemmeno 10 pagine mi sono sentita un po’ delusa dopo la fine della lettura. Ho capito una cosa importante però: il fulcro di questo libro è il viaggio drammatico raccontato da cinque persone molto diverse tra loro, le loro storie intime, i loro sentimenti e le loro reazioni a volte disperate per dimenticare un passato non proprio felice ma punteggiato di elementi molto dolorosi che hanno, a loro modo, segnato in modo negativo la loro vita futura.

Questo è un romanzo per me degli interrogativi: mi è piaciuta la trama? Non ne sono sicura. Mi sono piaciuti i personaggi? Per certi versi si per altri in certi momenti ho provato anche una profonda antipatia per ognuno di loro. Di intoppi nella vita se ne trovano tanti ma il senso di vendetta non fa proprio parte di me…io sono più una persona che perdona ma aspetta comunque che i torti subiti tornino in qualche modo indietro…

Non sono mai stata negativa ma la negatività mi ha colpita molto in questo romanzo…perché i protagonisti invece di rimboccarsi le maniche e pensare al passato come qualcosa da dimenticare non fanno che trascorrere i loro anni a pensare a come sarebbe stato se…. I ripensamenti per il mio modesto motivo non servono poi a molto l’importante è guardare avanti.

Quindi il mio dilemma è consigliarlo o meno? Prima magari leggete la mia recensione e poi pensateci! Un abbraccio.

Romina

L’isola delle camelie (Tabea Bach)

CHIACCHIERIAMO UN POCHINO…

Buongiorno a tutti. Anche oggi sono qui con voi per raccontarvi la mia ultima lettura. Sebbene abbia centinaia di libri in formato ebook che mi aspettano per essere letti, quando vedo una libreria la prima cosa che faccio è entrare. Mi piace perdermi tra gli scaffali, annusare l’odore dei libri e, se c’è qualche offerta, di sicuro non me la lascio sfuggire. Non sono una persona che segue le letture di massa o quelle del momento, sì certo leggo i commenti a molte letture ma di solito i miei acquisti sono fatti in modo compulsivo. Come del resto reagisco a qualsiasi cosa nella vita di tutti i giorni. Questo non significa che io sia dalla parte della ragione è ovvio, alcune volte se ci avessi pensato bene, non avrei fatto molte scelte ma oramai alla mia età credo di poter modificare molto poco il mio modo di fare.

L’acquisto di questo romanzo l’ho fatto a Senigallia mentre ero lì per una piccola vacanza. Entro in una catena di librerie che non conoscevo e, scusatemi, di cui non ricordo il nome ma nel mezzo della stanza c’era un espositore con l’informazione “ due romanzi a €9,90”. Sia mai che non mi faccia scappare una offerta così allettante visto quanto di solito costano i libri. E come al solito non conoscevo nessuno dei romanzi presenti in quell’espositore. E non avevo nemmeno gli occhiali per leggere bene la trama dietro al romanzo! Beh mi sono affidata all’istinto e ne ho scelti due a caso senza pensarci troppo. L’isola delle camelie era tra questi. Mi era piaciuto molto il colore della copertina e il fatto che i caratteri con cui era scritto non fossero troppo minuscoli. Ho dato una controllata alla mia lista di libri letti e questa volta era tutto a posto così mi sono dedicata all’acquisto.

Ho atteso un pochino prima di iniziarlo…per non annoiarmi troppo alterno romanzi a gialli e thriller e venerdì scorso ho deciso di prenderlo in mano. Come si dice la curiosità è donna così prima di aprire la copertina ho fatto un giretto nel web per vedere i pareri degli altri lettori. Nessuno sembrava molto soddisfatto, i commenti non erano poi così positivi come immaginavo…si parlava di noioso, di descrizioni pesanti e di una trama inconsistente ma quello che compro leggo altrimenti mi sembrerebbe di buttare i soldi che mi guadagno tutti i giorni con tanta fatica. Devo dire che il mio entusiasmo era crollato un po’ in basso ma 265 pagine si affrontano senza problemi e l’ho iniziato.

TRAMA…

Sylvia ha 35 anni ed una vita che molte delle sue conoscenti invidiano tantissimo. Vive in un lussuosissimo appartamento a Monaco, viaggia moltissimo per lavoro, partecipa spesso e volentieri a party esclusivi dove solo persone dell’alta società possono presenziare e ha un marito affascinante che è anche un grande uomo d’affari e che la vuole al suo fianco perché è alla sua altezza. Dormono in camere separate perché hanno orari diversi e per non disturbarsi a vicenda quando devono alzarsi molto presto ma il loro legame agli occhi di tutti sembra molto stabile. Persino Sylvia ha messo da parte la passione per una vita accanto ad una persona ambiziosa quanto lei che comunque sembra apprezzarla.

Un giorno Sylvia viene a conoscenza della morte di sua zia Lucie. Era da tantissimo tempo che non sentiva quel nome anche se da bambina la apprezzava tantissimo ed era sempre felicissima di stare in sua compagnia. Nel cuore di Sylvia c’era ancora una vacanza dove con la zia Lucie si era divertita moltissimo a correre sulla spiaggia e a giocare in mille modi diversi. Poi la sua famiglia non aveva più parlato di lei. Sylvia sapeva che si era sposata ma nulla di più. Di lei aveva perso completamente le tracce anche perché la sua famiglia non voleva nemmeno nominarla e, con il trascorrere degli anni, anche il suo ricordo era svanito.

L’avvocato che ha contattato Sylvia l’ha messa a conoscenza che lei era l’unica erede di sua zia e che le aveva lasciato in eredità una specie di vivaio in Bretagna. Sylvia presa dal suo lavoro e dalle mille cose da fare ha incaricato Holger, suo marito nonché il più esperto immobiliarista in giro, con una procura per venere quell’eredità di cui non aveva assolutamente bisogno e Holger trova immediatamente un acquirente molto interessato. La vendita è imminente sembra che quel luogo sia veramente interessante e la cifra pattuita è molto alta ma Sylvia inizia a pensare ai suoi ricordi. Non riesce a capire come mai Lucie sia sparita dalla sua vita, quella zia che lei amava tanto e che le assomigliava in modo incredibile, e soprattutto come mai avesse lasciato a lei l’intera eredità visto che non la sentiva da moltissimo tempo. In più suo marito Holger era davvero entusiasta di quell’affare d’oro anche se il loro patrimonio era molto ingente e non avevano affatto bisogno di altro denaro visto che ne guadagnavano a palate.

Così, avendo un po’ di settimane di ferie arretrate, Sylvia decide di affittare una automobile e di fare un viaggio in Bretagna a visitare il luogo in cui viveva sua zia. Appena arriva le sembra di entrare in un mondo parallelo al suo. Una isoletta piccola piccola coperta da centinaia di camelie in fiore di ogni forma e colore. Un luogo che, quando al tramonto, le maree sommergono il sentiero che unisce l’isola alla terraferma sembra davvero incantato. Cercando una sistemazione per la notte, visto che oramai la cittadina era inaccessibile fino al giorno dopo, si reca all’unica locanda presente sull’isola. All’inizio viene accolta come una turista, Solenn l’anziana vivaista le mostra la sua stanza, le fa vedere come accendere il fuoco visto che è priva di riscaldamento autonomo e le fa conoscere Mael un floricoltore molto appassionato che le fa fare il giro di tutte le meraviglie presenti in quel luogo.

Sylvia decide di prolungare un po’ il soggiorno per capire meglio cosa legava la zia a quel luogo senza però scoprire ancora la sua vera identità e inizia ad affezionarsi molto a Solenn anche se era molto burbera nei suoi confronti e a provare per Mael una specie di attrazione che era da tanto tempo che non provava più. Inizia a capire che quel luogo è un posto incantato e che nessuno può distruggerlo per costruire un albergo di lusso con tanti campi da golf riservati ai più ricchi e inizia a pensare di non venderlo più. Solenn, dopo aver saputo chi era, anche se se l’era sempre immaginato visto la somiglianza con Lucie, le svela il segreto per cui Lucie era stata bandita dalla sua famiglia e le fa capire quanto quel posto fosse davvero importante per la zia e per lei nonché per tutti quelli che ci lavoravano da tanto tempo per rendere le camelie il fiore più bello di tutti. Ma il marito è irremovibile…ormai ha incassato la caparra per la vendita e non si può tornare indietro…

IL MIO PARERE…

Sarebbe stato veramente difficile per me acquistare questo romanzo se avessi letto la trama nel retro della copertina, non è certo il mio genere e non sarebbe stata la mia scelta ma ora che l’ho finito mi ritrovo a tirare le somme. I personaggi sono tutti ben delineati, la narrazione non è mai pesante e le descrizioni dei luoghi portano il lettore dentro paesaggi molto lontani dall’ordinario ma che possono esistere veramente. Devo svelarvi un segreto io odio i libri pieni di descrizioni, li trovo noiosi e spesso li abbandono perché non riesco mai ad arrivare alla fine ma questo romanzo non l’ho trovato pesante anzi la parte descrittiva mi ha fatto un po’ sognare di essere anch’io in un luogo così lontano dalla mia realtà, di abbandonarmi ai piaceri della natura senza nessun tipo di pensiero e di preoccupazione.

Certo il finale è prevedibile, anche se non è un giallo (e in quelli non indovino mai) avevo già capito a metà romanzo come sarebbero andate le cose ma è una lettura scorrevole che si legge in poco tempo e per trascorrere i pomeriggi sotto il plaid visto che sta arrivando il freddo è un vero toccasana per le persone negative. La speranza, l’amore, il ricordo sono tutti i veri protagonisti di questo romanzo. Ho fatto benissimo a non pensare alle critiche negative e a iniziare questo romanzo. Certo so che non si tratta di un capolavoro della letteratura ma è una bella storia che infonde un po’ di speranza nel cuore a chi ne ha bisogno e poi sognare ogni tanto fa sempre bene.

Io non sono una esperta di libri ma una semplice persona che adora leggere invece che stare ore davanti al computer o alla televisione e devo dire che questo romanzo mi è piaciuto molto e mi ha anche fatto pensare tanto…il denaro serve per vivere ma non si deve diventare succubi di uno stipendio senza apprezzare le piccole cose che ci circondano. Spero di avervi aiutati a scegliere la vostra prossima lettura o a evitarla…dipende dai gusti. Un abbraccio

Romina

LAZARUS LARS KEPLER

LARS KEPLER LAZARUS

PREMESSA

Buongiorno a tutti e ben ritrovati. E’ da tanto tempo che non scrivo una recensione su un romanzo anche se non ho mai smesso di leggere e sto diventando una divoratrice di libri sempre più accanita. E qui ci serve una premessa. Non sono una fan di Lars Kepler, ho letto altri due suoi libri e non mi hanno mai convinta abbastanza per acquistarne dei nuovi o per iniziare dall’inizio della serie che ha come protagonista il commissario della polizia criminale svedese Joona Linna.

E qui nasce l’errore. Da anni sono abbonata al Club degli Editori. E qui accetto anche i fischi e le critiche non vi preoccupate. A volte mi era comodo quando non avevo nessuna idea su cosa leggere e vedere un catalogo con le copertine e le trame spiegate abbastanza bene, mi aiutava moltissimo nella scelta. Poi però sono arrivate le note dolenti. La rivista cartacea è iniziata ad arrivare sempre in ritardo e mi sono affidata alla mail. Potevi scaricare il catalogo, guardartelo per bene e scegliere con un semplice clic.

Wow tutto funziona alla meraviglia e faccio l’ordine senza preoccuparmi di non barrare la scelta del mese. Mi spiego meglio ogni volta che arriva il catalogo il Club degli Editori ti propone due romanzi relativamente appena usciti ad un prezzo, secondo loro, molto ridotto. Beh mi sono ritrovata con questo romanzo senza nemmeno averlo ordinato ma per mio errore ovviamente. Sono una frettolosa patologica quindi a volte questo mio difetto penalizza molto le mie scelte. Non amo fare i resi. Le poste del mio paese sono invivibili, sono zeppe di persone che hanno poca voglia di impegnarsi e avrei dovuto perdere un intero pomeriggio per restituire i romanzi capitati per caso nella mia buchetta delle lettere così ho deciso di tenerlo.

Ero ben consapevole che non sarebbe stata una lettura che mi avrebbe entusiasmata ma comunque io non scarto nulla a priori ed, essendo una persona piena di speranze, magari avrei trovato un romanzo passabile e leggibile. Insomma le mie aspettative erano pessime ma si può sempre cambiare idea. Per prima cosa ho iniziato a leggerlo molto attentamente per non perdermi nessun passaggio…spesso quando un romanzo non mi interessa più di tanto ogni tanto la mia mente vaga e poi non mi ricordo nemmeno quello che ho letto dieci minuti prima. Poi ho capito che faceva parte di una saga di cui avevo letto solamente altri due libri e non consecutivi a questo. Comunque Lars Kepler in questo è stato davvero bravo perché ha riassunto le mie lacune raccontando questo Lazarus in modo semplice e con adeguate citazioni del passato è riuscito a farmi capire il passato…

TRAMA

Ci troviamo ad Oslo. La polizia sta indagando su di un omicidio. A casa della persona assassinata vengono ritrovati dei resti di corpi ormai uccisi da tempo in diversi stadi di decomposizione. La prima cosa che le forze dell’ordine fanno è cercare di capire di dare un nome ai corpi. Tra i vari resti analizzati, il cranio di uno di questi, appartiene alla moglie del commissario della polizia criminale della Svezia: Joona Linna. La donna era deceduta a causa di un tumore qualche anno prima ed era stata sepolta in Finlandia. Jonna Linna per proteggere lei e sua figlia erano anni che non le vedeva più e aveva anche poche notizie della loro vita lontano da lui. Ma la sua tomba era stata profanata.

A Rostock in Germania viene ritrovato il cadavere di un noto stupratore. La polizia indaga cercando anche nel telefono della vittima e compare un numero alquanto strano…quello di Joona Linna l’ispettore. Infatti due giorni prima di essere assassinato l’uomo ha chiamato l’ispettore.

Joona Linna viene immediatamente richiamato per partecipare alle indagini. Una particolarità accomuna tutte e due le vittime sia il conservatore di cadaveri che lo stupratore: tutti e due hanno segni particolari sulla schiena… come se fossero stati flagellati per lungo tempo prima di morire. Solo una persona può fare una cosa così particolare e si tratta di Jurek Walter uno dei peggiori serial killer di tutta la storia. Questo è quasi un controsenso: Jurek Walter risulta deceduto da un po’ di tempo. Una collega e cara amica di Joona Linna, Saga Bauer che è un commissario dei Servizi Segreti svedesi, gli ha sparato tre colpi al petto e lo ha visto precipitare in mare con i propri occhi. In seguito la perizia medico legale ha stabilito che Jurek Walter era proprio deceduto ed il suo DNA era stato trovato su un dito rinvenuto tra le acque.

Ma il modus operandi di questo killer era troppo singolare per essere emulato e così inizia a sorgere il dubbio a Joona Linna che Jurek non sia davvero deceduto e che la sua morte era stata progettata per continuare a rovinare la vita a chi gli sbarrava la strada. Jurek Walter non ha mai voluto uccidere intenzionalmente, il suo intento è di torturare le persone facendo del male ai loro cari e Joona Linna è il suo obiettivo principale. Per questo il commissario aveva fatto sparire sua moglie e sua figlia per tutto questo tempo.

In un primo momento nessun collega del commissario crede che questo serial killer possa essere ancora in vita ma quando iniziano a sparire altre persone il dubbio diventa sempre più una realtà…

PARERE PERSONALE

Per prima cosa mi scuso se la trama è un po’ succinta ma credo che i thriller non vadano raccontati nei minimi particolari altrimenti si perderebbe tutta la suspence e se manca quella che romanzo adrenalinico sarebbe? Quindi veniamo alle mie considerazioni finali. Il romanzo si legge bene, è scritto in un linguaggio abbastanza semplice, i capitoli sono corti così da rendere la narrazione più scorrevole e veloce. Ma è sempre un po’ troppo ingarbugliato per i miei gusti. Mi spiego meglio. Adoro i thriller, penso che sia il genere di romanzi che più preferisco ma a volte le trame di Lars Kepler sono molto complicate e al limite dell’inverosimile.

Capisco il titolo Lazarus ma mi sembra davvero un po’ tutto surreale come racconto. Certo non pretendo che un thriller raffiguri la realtà quotidiana ma che un personaggio dopo essere sopravvissuto a tre pallottole e ad un volo interminabile attraverso le correnti possa essere non solo ancora vivo ma ancora in grado di pensare e di programmare le sofferenze delle persone che gli stanno accanto mi sembra un po’ fantascienza soprattutto se si taglia un arto per far vedere che il DNA nelle acque sia il suo.

Ops forse mi sono allargata troppo con le descrizioni ma volevo far comprendere a chi vuole leggere questo romanzo di che cosa sto parlando. Comunque le mie considerazioni non sono del tutto negative. Tra i romanzi che ho letto Lazarus è quello che mi ha colpita di più o forse mi sono impegnata di più a leggerlo visto che tanti parlano molto bene di questo scrittore. Quindi tre stelline gliele do volentieri.

Spero di avervi aiutati nella scelta della vostra prossima lettura. Un abbraccio grande grande

Romina

Nero come il ricordo (Carlene Thompson)

PREMESSA…

Buon giovedì a tutti. E anche questa settimana ho la mia ultima lettura da raccontarvi. Ho aspettato ben due giorni prima di scrivere qualcosa perché dovevo metabolizzare quello che ho combinato. Come vi ho già detto gran parte dei romanzi che leggo sono sull’eReader. Ho quasi finito lo spazio utile in casa dove stipare i libri e mio marito si rifiuta di costruirmi un’altra libreria quindi da parecchi anni mi sono ingegnata con il Kobo. Avere un romanzo cartaceo e uno su un lettore sono due cose differenti. Di quello cartaceo mi ricordo sempre benissimo la copertina, il suo peso, i caratteri con cui è scritto mentre con il Kobo no. E’ difficile che apprezzi una copertina visto che gli ebook che leggo sono sempre in bianco e nero, il carattere lo scelgo io e quindi, per evitare di leggere lo stesso libro due volte, ho deciso di stilare un elenco suddiviso per autore in excel dove, ogni volta che finisco un romanzo, lo inserisco mettendo anche le stelline quando mi è piaciuto.

Visto che spesso sono fuori casa ho deciso di scaricarmi anche un app per il cellulare che si chiama My library dove faccio la stessa cosa questa volta però classifico i libri a seconda del titolo. Ma a voi cosa interessa? In questo momento dovrei parlare di Nero come il ricordo e non dei miei metodi di catalogazione delle letture ma voglio rendere partecipi anche voi di quanto sono brava con le parole ma i fatti indicano l’esatto contrario. Dopo aver scelto Nero come il ricordo tra tutti i romanzi che mi hanno ceduto in formato ebook, ho iniziato subito le prime pagine. La premessa mi sembrava un po’ fantasy (genere che non amo particolarmente) ma, dopo le prime pagine, ha iniziato a piacermi molto. Infatti ho impiegato pochissimo tempo a leggerlo, la storia, i personaggi e gli avvenimenti mi intrigavano sempre di più e non vedevo l’ora che finisse per arrivare a capo del mistero. Quando sono arrivata alle ultime trenta pagine ho avuto una specie di illuminazione. Mi sembrava di ricordare qualcosa del finale. Subito ho pensato di aver visto un film con quella trama, di aver trovato il colpevole da sola e, invece, ho riguardato la mia lista di letture sul telefonino e mi sono accorta che avevo catalogato il libro sbagliando a scrivere il titolo ma che l’avevo già letto nel 2018.

Certo leggo un sacco di romanzi, circa un centinaio all’anno e non posso ricordarmi di tutti soprattutto se si tratta di thriller che a parte la suspence lasciano poco alla fine della lettura, ma arrivare a 200 pagine e non accorgermi di averlo già letto non mi era mai successo. Solitamente dopo i primi capitoli mi ricordo sempre di qualcosa e accantono il libro ma questa volta proprio mi sono vergognata di me stessa. E’ vero che, con l’avanzare dell’età, la memoria piano piano rallenta ma da me non me lo sarei mai aspettata. Non volevo nemmeno scrivere questo commento perché ero ancora arrabbiata con me stessa. Ma, visto che si tratta di un bel thriller a risvolti anche psicologici, ho deciso di raccontarvelo ugualmente e di raccontarvi anche le mie avventure o meglio disavventure….

TRAMA…

Hayley è una bellissima bambina con i capelli biondi che ha due genitori che le vogliono molto bene e che tengono a lei. Abitano in una casetta di legno vicino ad un bosco. E’ una abitazione molto particolare ma, visto che il papà, è un artista la loro famiglia è contenta così. Una sera come tante Hayley ed il papà vanno a fare un giro nel bosco. Mentre sentono un grido agghiacciante e il papà va a vedere cosa sia successo Hayley rimane sola tra gli alberi. Ma la bambina non ha assolutamente paura anche perché vede un pagliaccio venirle incontro. Hayley ha anche un pupazzo a forma di pagliaccio e non lo lascia mai andare quindi per lei quella figura le è amica. Hayley gli chiede subito se sia stato il suo papà a mandarlo lì per tenerle compagnia ed il pagliaccio annuisce così la bambina lo prende per mano e si avviano tra le fronde degli alberi al buio nella foresta.

Hayley sparisce. Dopo varie ricerche viene trovata bruciata e senza testa a un mese dalla sua scomparsa ma del colpevole non si è mai saputo nulla, soltanto tante congetture. I vicini sono stati interrogati ma sembravano avere un alibi ed i genitori non avevano nessun nemico che potesse far del male alla loro amata figlioletta. La coppia, rimasta senza la loro gioia di vivere, decide di lasciarsi e ognuno di loro percorre un proprio sentiero nella vita.

Caroline, la moglie, si risposa e ha altri due figli, un maschio ed una femmina mentre l’ex marito è rimasto quello di sempre: vive nella stessa casetta di legno e cambia le donne come se si cambiasse la camicia ogni mattina. Sono trascorsi vent’anni ma nessuno dei due ha mai dimenticato la loro piccola Hayley.

Proprio la mattina della vigilia di Halloween Caroline crede di impazzire. E’ andata a trovare una sua amica e, nel magazzino del suo negozio, le sembra di sentire la voce di Hayley che la chiama. Lei non ci crede, pensa sia frutto della sua fantasia, ma iniziano a verificarsi strani eventi attorno a lei. Primo tra tutti la mattina, dopo la festa di Halloween per tutte le strade della sua città, la figlia di otto anni le racconta come è andata la sua serata. Le dice che ha conosciuto una bambina vestita da pagliaccio di nome Hayley un po’ più giovane di lei e che hanno riso e chiacchierato tutta la serata. Coincidenza? Per Caroline no. Poi misteriosamente riappare a casa Twinkle, il pupazzo pagliaccio preferito da Hayley, che Caroline aveva cucito lei stessa a mano e regalato alla figlia ma che, dopo la sua scomparsa, era stato gettato come del resto tutte le altre sue cose. E da quel giorno le cose non sono più come prima.

Pamela, l’unica persona che ha visto Hayley dopo la sua scomparsa, legata e imbavagliata sul sedile posteriore di una vecchia automobile, ma che non ha mai testimoniato per questo viene trovata con il collo tagliato nella sua casa a cui è stato appiccato anche un incendio. E questo è solo l’inizio… altri delitti, altre aggressioni colpiscono quasi tutte le persone che in un modo o nell’altro erano collegate a Hayley…e Hayley sembra quasi che sia tornata in vita…

IL MIO PARERE…

Beh visto che l’ho letto due volte direi che questo libro ed il suo titolo mi rimarranno impressi nella mente per molto molto tempo. Non ho mai riletto un libro…ci sono così tanti bei romanzi che ancora non conosco che perdere tempo con una rilettura mi sembra una cosa ingiusta almeno secondo il mio modesto parere. Ma alla fine direi due cose…l’errore mi è servito per il futuro e comunque visto che il romanzo mi è piaciuto alla fine non ho fatto un errore così madornale. Forse la prima volta non l’avevo letto molto attentamente, forse la mia memoria in quel periodo era un po’ ballerina ma non posso dire che non si tratta di un bel thriller psicologico.

I personaggi sono bene delineati anche quelli che compaiono solo per poche pagine, il modo di scrivere di Carlene Thompson è scorrevole e semplice da assimilare e il ritmo del romanzo è molto incalzante. Succede sempre qualcosa ed il lettore non ha tempo di annoiarsi mai. E il finale un po’ fa riflettere sui rapporti interpersonali in genere e su quelli con i figli in particolare.

Mi sento di consigliarne la lettura (magari ne basta una!!!) a chi ama stare con il fiato sospeso e a chi ama i thriller un po’ particolari. Spero di avervi aiutati nella scelta del vostro prossimo romanzo. Un abbraccio

Romina

DOPPIA VERITA’ (MICHAEL CONNELLY)

PREMESSA…

Buongiorno a tutti. Anche oggi voglio raccontarvi la mia ultima lettura. Quando ho iniziato a leggere sul serio o meglio quando ho iniziato a capire che la lettura era una delle cose più belle della vita, il mio genere preferito erano i polizieschi, i thriller ed i gialli in generale. Rimanevo ore e ore incollata ai libri per sapere chi fosse il colpevole, come venivano svolte le indagini, come si comportavano i protagonisti e qualche volta anche a cercare di scoprire da sola il cattivo della situazione. Dopo averne letti davvero tanti però ho capito che il genere mi annoiava un po’. Non voglio essere fraintesa ma dopo due o tre anni di soli gialli mi sembravano tutti uguali e ho deciso di variare un po’ i miei generi di lettura. Ma ci sono alcuni scrittori che con i loro personaggi e le loro storie mi sono sempre rimasti nel cuore. Uno tra questi è proprio Michael Connelly. Sarà perché è stato uno dei primissimi che ho letto, sarà perché è uno scrittore che produce molto ma mi sono affezionata al suo personaggio Harry Bosch. Dopo i suoi primi romanzi, nella mia mente, ho iniziato anche a dare un aspetto fisico al suo personaggio principale. Gli ho dato una corporatura, una fisionomia e ogni volta che leggevo un libro di Connelly ho usato quelle immagini per ricordarmi il detective Bosch.

Sarà per questo motivo che quando ho visto la serie tv non mi è piaciuta per niente e, dopo le prime tre o quattro puntate, ho abbandonato la visione…l’attore non era uguale al mio Harry Bosch, quello che avevo immaginato, e quindi anche gli episodi per me non erano credibili al cento per cento perché per me non era lui il protagonista ma quello che mi ero fatta nella mia mente.

Comunque era da tanto tempo che non acquistavo un romanzo di Connelly primo perché il costo non è poi così basso e poi perché impiego davvero poco tempo a leggerli e mi sembra sempre di spendere troppo per il poco tempo che mi tiene impegnata. La settimana scorsa ho ricevuto un pacco dal Club degli Editori. Sono un po’ arrabbiata per questo in quanto non avevo ordinato nulla ed ero intenzionata a restituirlo e a iniziare con le lamentele. Però la curiosità era tanta, volevo sapere cosa contenesse così ho aperto un pochino la scatola per capire che libri mi avevano inviato a tradimento. Quando ho visto che uno dei due romanzi era di Connelly non ho resistito e ho tenuto il pacco, pagato il bollettino, e iniziato subito la sua lettura…

TRAMA…

Dopo tantissimi anni di onorato servizio nello LAPD, Harry Bosch è stato collocato a riposo. La sua reazione non è stata delle migliori soprattutto per come l’hanno trattato dopo tutto quello che aveva fatto per loro e per la popolazione di Los Angeles. Sua figlia è ormai adulta ed è al college e lui è rimasto solo e non riesce a stare con le mani in mano anche se adesso ha 65 anni, non è più agile e scattante come un tempo, ma la sua mente è ancora lucida e attiva come una volta. Quindi ha deciso di lavorare per la polizia di San Fernando una piccola sede dell’area di Los Angeles. Il suo compito è di scavare nel passato di vecchi casi irrisolti da anni e di cercare nuovi indizi per vedere di risolverne il più possibile. Vengono chiamati “casi freddi” in quanto ormai è trascorso troppo tempo da quando sono successi. Il suo ufficio, se così si può chiamare, è una vecchia cella di detenzione e come scrivania ha una porta scardinata appoggiata su due cavalletti ma a lui va bene così, non vuole mollare il suo lavoro da detective ma non vuole nemmeno essere preso nel mirino del LAPD ancora una volta. Vuole fare il suo lavoro ed essere lasciato in pace.

Era da tanto tempo che la polizia di San Fernando non veniva chiamata per un omicidio, solitamente facevano multe, davano la caccia a qualche spacciatore, risolvevano i casi più deboli di tutta la polizia. Ma quando due farmacisti, padre e figlio, della piccola città vengono trovati uccisi nel loro negozio, il suo nuovo capo chiede ad Harry di aiutarlo. Ad affiancarlo c’è la detective Bella Lourdes una persona con cui Bosch è sempre andato molto d’accordo e si fida di lei e del suo lavoro in polizia. Dai “casi freddi” il nostro detective si ritrova sotto copertura come drogato in cerca di pastiglie, fino ad arrivare a essere reclutato come acquirente di grandi quantità di pillole antidolorifiche come l’ossicodone per una gang che guadagna tantissimo da questi spacci.

Bosch è intenzionato a risolvere il caso nel migliore dei modi ma ha una distrazione non da poco a cui deve trovare una soluzione entro nove giorni. Circa trent’anni prima Bosch ha arrestato e assicurato al braccio della morte uno uomo che stuprava e uccideva delle donne, Preston Borders. All’epoca il DNA non era famoso come ora e spesso si ricorreva più agli indizi che alle prove di laboratorio. Così Borders ha presentato un ricorso. Sembra che ci siano nuove prove non trovate trent’anni prima che indicano la sua innocenza. Questo significa che il detective che si è occupato del caso, Bosch, ha sbagliato e deve risarcire i danni a Borders. Ma soprattutto rischia di essere il poliziotto che ha mandato in prigione un innocente per un lungo, lunghissimo periodo. Con l’aiuto del suo fratellastro e avvocato Mickey Haller ha quindi un tempo irrisorio, nove giorni, per smontare il nuovo caso e trovare altre prove che indicato la colpevolezza di Borders. Nessuno dei suoi vecchi colleghi sembra credergli, sono tutti concentrati sulla prova del DNA che non era comparsa nel primo processo e quindi tutti credono che Bosch abbia veramente sbagliato e lui vuole solamente salvare il suo onore e non fare uscire un omicida colpevole..

CONCLUDENDO…

Secondo il mio modesto parere Michael Connelly non sbaglia mai. Mi piace il suo modo di scrivere, mi piace come descrive i suoi personaggi, con pochi aggettivi ma che ti sembra di avere al tuo fianco durante la lettura. Adoro il fatto che il suo protagonista avanzi con l’età come tutti noi esseri umani in carne ed ossa. Non ci si annoia mai a leggere un suo scritto. Ci sono poche descrizioni inutili, tutto è raccontato per un motivo così il lettore non si perde anche perché ci sono diverse vicende e tanti personaggi ma non ho fatto nessuna fatica a tenere il filo anche se l’ho letto in momenti differenti e non tutto in una volta. Che dire di più, mi è piaciuto davvero tanto e credo che finchè questo scrittore produrrà io non smetterò mai di leggere le storie del mio detective preferito Harry Bosch. Quindi ne consiglio la lettura.

Spero di avervi aiutati nella scelta della vostra prossima lettura. Un abbraccio

Romina

LUMEN (BEN PASTOR)

PRESENTAZIONE

Buongiorno a tutti. Anche oggi sono qui per raccontarvi la mia ultima lettura. Ogni tanto abbandono i libri di carta e mi piace leggere qualche ebook. Circa dieci anni fa un amico mi ha dato un archivio di libri da leggere infinito, credo che nemmeno tra 100 anni riuscirei a leggere tutti i libri che contiene, e spesso e volentieri estraggo da lì le mie letture. Per la maggior parte sono libri un po’ datati, racconti di periodi che oramai sono molto lontani dal nostro tempo ma a me non interessa…l’importante è leggere qualcosa che rimanga dentro di me. Questa volta ho deciso di immergermi in Lumen. Il titolo mi piaceva moltissimo ed ero curiosa di sapere di cosa trattasse.

Solitamente non mi dispiacciono i libri di guerra, non sono una loro fan e non ne ho mai acquistato uno di mia spontanea volontà,  ma spesso e volentieri mi sono trovata immersa nelle storie dei militari, delle vittime e dei sopravvissuti e qualche volta mi è scesa pure una lacrimuccia per le vicende che li coinvolgono. Così ero abbastanza convinta che Lumen mi sarebbe piaciuto. (Ho letto la trama solo dopo aver scaricato e iniziato la lettura dell’ebook). Non solo guerra ma anche un mistero da risolvere…due libri al prezzo di uno ero davvero contenta di averlo scelto. Ma, dopo le prime trenta pagine, ho iniziato ad annoiarmi in modo sempre più profondo. E che fatica finire un libro relativamente con poche pagine, mi mancava la voglia di prenderlo in mano e di leggerlo perché mi annoiava terribilmente. Proprio io che se un romanzo mi piace non riesco a staccarmene e non vorrei nemmeno uscire per andare al lavoro per finirlo..

Lo stile di Ben Pastor non è male non fraintendetemi ma non riesce a catturare la mia attenzione. Nemmeno i personaggi, alcuni delineati nei minimi particolari altri meno, mi sono risultati simpatici o interessanti e la storia non è che mi abbia soddisfatta pienamente. Mi sembrava di leggere da tanto tempo ma, guardando l’orologio, ogni volta mi accorgevo che erano trascorsi nemmeno cinque minuti da quando l’avevo guardato la volta precedente e dopo un pochino mi prendeva la sonno e riponevo il libro… ed io che fatico ad addormentarmi nel pomeriggio!!! Beh era da tanto tempo che impiegavo più di una settimana a terminare un romanzo di circa 300 pagine ma alla fine ci sono riuscita…

E adesso un po’ di trama non fa mai male…

TRAMA

Ci troviamo a Cracovia ed il periodo è ottobre 1939. La città è occupata dalle truppe tedesche che cercano di salvaguardare il loro predominio. La storia inizia con l’assassinio di una suora molto singolare, Madre Kazimierza, trovata nel Convento proprio da due militari tedeschi. La Madre era la badessa del Convento di Nostra Signora delle Sette Pene ed un colpo di un’arma da fuoco l’ha freddata proprio nel mezzo del chiostro della Chiesa dove svolgeva le sue funzioni. Era un personaggio molto particolare e popolare tra la popolazione del luogo. Si diceva che avesse ricevuto le sacre stimmate e, attraverso le sue visioni aveva compiuto anche qualche miracolo. Non sempre però questi accadevano diciamo 6 su 10 tanto per fare una media.

La maggior parte della popolazione la considerava una santa ed era diventata quasi un oggetto di culto per gran parte della popolazione del luogo. Gente che era controllata e gestita dal Wehrmacht ovvero dalle Forze armate tedesche senza alcun tipo di pietà si rifugiava nelle preghiere di Madre Kazimierza per avere un conforto a tutte le brutture a cui sono abituati a subire senza dover protestare nemmeno per un minuto pena l’incarcerazione.

Per indagare su questo omicidio viene caricato un giovanissimo capitano che dal suo aspetto sembra ancora un adolescente di nome Martin Von Bora. Oltre ad essere un valido combattente Bora è una persona abbastanza intelligente e riflessiva quindi si accorge che sulla morte della badessa ci sono diversi interessi alcuni anche contrastanti. Persino la Gestapo aveva aperto un fascicolo su di lei chiamandolo Lumen (ovvero Luce) come possibile simbolo di idee nazionalistiche e religiore. Anche il Vaticano aveva inviato un padre (Malecki) con l’incarico di verificare se veramente la Madre faceva dei prodigi per i suoi fedeli. Ma anche padre Malecki non era poi così sicuro di tutte le potenzialità della Badessa.

Persino uno dei generali superiori del capitano Bora frequentava assiduamente la suora nella speranza di guarire suo figlio molto giovane affetto da una malattia inguaribile per il tempo in cui si trovavano. Quindi un mistero sembra avvolgere sia l’immagine della suora benedetta che del suo assassionio. Bora così si ritrova impegnato su due fronti totalmente diversi: il primo quello da militare che lo coinvolge in operazioni belliche davvero feroci che, a volte, lo colpiscono nel profondo del cuore, il secondo quello da investigatore che cerca di entrare nei meandri più intimi dell’ambiente religioso e civile polacco e negli odi che dividono il popolo tedesco. Ma Bora è pur sempre un uomo e ha dei dubbi molto forti tra l’obbedienza all’arma e il suo senso di giustizia che ogni tanto fa capolino dalla sua pelle dura che ha conquistato vedendo da vicino le vittime della guerra.

PARERE PERSONALE

Beh come avete capito il romanzo non mi ha soddisfatta. L’ho trovato abbastanza noioso ma non me la sono sentita di abbandonarne la lettura perché volevo sapere come si sarebbe conclusa tuta la narrazione. Il personaggio del comandante Bora è molto interessante in quanto è quasi l’unico che ha dei sentimenti veri, che pensa oltre al suo ruolo di comandante e cerca di fare quello che gli viene ordinato anche se poi ha dei ripensamenti che lo fanno essere sempre in lotta con la sua coscienza. Gli altri personaggi sono un po’ troppo grotteschi secondo il mio parere ed è difficile entrare in empatia con loro.

Ho capito che questo genere, almeno raccontato in questo modo, non mi piace molto e se devo essere sincera avevo già letto un libro di Ben Pastor e non ero rimasta molto soddisfatta nemmeno di quello anche se l’avevo letto circa sette o otto anni fa.

Una curiosità dal nome dell’autore credevo fosse un uomo ed invece l’autrice è una donna nata nel 1950 il cui vero nome è Maria Verbena Volpi.

Concludendo io non mi sento di consigliare la lettura di questo romanzo ma come sempre ripeto è il mio modesto parere di lettrice non molto colta!!!

Romina